Uccisa l’Orsa Amarena
simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo
l'ORSA AMARENA con i cuccioli
La morte dell’Orsa Amarena, mamma di due cuccioli che rischiano seriamente di non sopravvivere, avvenuta il 31 agosto 2023, vigilia della giornata mondiale di preghiera per la Cura del Creato, a San Benedetto dei Marsi (AQ) ha suscitato molta emozione. A causare la morte dell'animale, che era diventato il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, avvenuta dopo lunga e dolorosa agonia, causata da un colpo di fucile che ha trapassato il polmone, è stato un residente del luogo, certo Andrea Leombruni, che si è giustificato asserendo che l’orsa con i cuccioli, era entrata in un terreno di sua proprietà. Va rilevato che l’orsa è stata ammazzata con una fucilata alla schiena mentre stava scappando e non rappresentava pertanto alcun pericolo per l’incolumità dell’uomo. E’ un fatto gravissimo, favorito da un clima d’odio contro gli animali, l’ambiente e il Creato di una società secolarizzata che sta perdendo ogni valore spirituale. Tutti ricordano quando l’orso trentino JJ1, di due anni, dopo essere uscito dal Parco Naturale dell'Adamello-Brenta e aver vagabondato in Alto Adige e in Austria era giunto nello stato tedesco della Baviera, dove fu soprannominato “Bruno”. Ebbene nonostante l’orso passante di San Corbiniano, monaco franco proto-vescovo di Frisinga e patrono della diocesi bavarese di Monaco e Frisinga, sia nello stemma della diocesi monacense ed anche nello stemma del Papa Benedetto XVI (ex vescovo di Frisinga) e che lo stesso Pontefice sia sia appellato per la vita dell’orso - «Accogliendo l'orso nel suo stemma, il Papa ha ribadito con grande autorità il diritto di residenza dell'orso in Baviera» aveva dichiarato il portavoce dell'ordinariato di Monaco di Baviera, Winfried Roehmel - il premier bavarese Werner Schnappauf, disattendendo quanto la “Direttiva Habitat” della Comunità Europea che impegna gli Stati al rispetto della fauna selvatica, accogliendo le proteste degli agricoltori locali che avevano lamentavano di aver subito danni e razzie da parte del plantigrado, ne aveva decretato la soppressione. A nulla valsero le proteste da parte dell’Italia e del Parco dal quale era fuggito e che ne reclamava la restituzione, i bravi teutonici hanno cacciato l’animale fino a quando, il 20 giugno del 2006, in un bosco delle Alpi Bavaresi, vicino Miesbach, è stato ucciso. I bavaresi non hanno neppure voluto restituire le spoglie del povero orso che, dopo essere stato impagliato, è stato messo in mostra nel museo “Mensch und Natur”, sito in un’ala del Castello Nymphenburg di Monaco, diventando un'attrazione turistica. E questo nonostante l’orso sia uno dei simboli della Baviera e sia estinto dal 1835 a causa della caccia da parte di cacciatori e contadini. Va fatto presente che nonostante la politica orsocida delle autorità bavaresi, l’orso rimane dello stemma di Frisinga, città di 50.000 abitanti situata sulle rive del fiume Isar e centro religioso più importante della Baviera, ed anche in località minori come Husaberg.
San Serafino di Sarov, patrono degli Orsi e degli animali della foresta
Se san Corbiniano, raffigurato insieme a un orso passante, è il santo più venerato nella Diocesi di Monaco e Frisinga, nel trentino altrettanto venerato è san Romerio, un monaco reto-tirolese che ha vissuto nel trentino, il cui corpo è custodito in un Santuario sito nella Val di Non. Anche san Romedio, come san Corbiniano, è raffigurato insieme ad un orso passante. L’orso passante, presente anche nell’iconografia raffigurante san Colombano è presente nel comune trentino di Andalo (Àndel in dialetto trentino) sito al centro dell'altopiano Brenta - Paganella e, fuori dal Trentino l’orso è presente negli stemmi dei comuni altoatesini/sudtirolesi di Vandoies (Vintl) nella val Pusteria e di Caines (Kuens) in val Passiria. A titolo di curiosità stemmario dei comuni italiani l’orso è presente 34 volte, tra i comuni ricordiamo dei capoluoghi di provincia come Biella (Bièla in piemontese, Böielu in töitschu o alemanno walser) e Pistoia, inoltre Orsago (TV), Orzivecchi (Iursvècc in dialetto bresciano), etc. E’ presente meno dell’aquila (333), del cavallo (104), del leone (102) e del gallo (37), ma più del bue (33), del cervo (32), del cane (30), della colomba (29) ecc.
Si potrebbe obiettare perché si parla in questo libro molto dell’orso, la risposta è che la maggior parte dei santi eremiti hanno vissuto nelle foreste e molti di essi hanno avuto rapporto con questo animale, sia in occidente: San Colombano, San Gallo, San Romerio, San Ciaran, San Cerbone, san Corbiniano ecc,, che in oriente; San Serafino di Sarov, san Giuseppe di Volokolamsk, San Sergio di Radonez ecc., ma soprattutto per la vicenda che ha visto imputata l’orsa Gaia (JJ4) per la morte di un corridore o runner di Clades di nome Andrea Papi. JJ4 è un’orsa di 19 anni, di 150 chili, madre di ben quattro cuccioli, arrestata e imprigionata nel Centro di recupero della fauna alpina di Casteller, a Trento, più volte oggetto di delibere di uccisione da parte del presidente della provincia Maurizio Fugatti, risultata poi estranea all’evento imputategli.
E’ veramente singolare che l’orso, simbolo di san Romerio - introdotto in Trentino (dove sopravvivevano meno di cinque unità) con il progetto Life Ursus finanziato dall’Unione europea per la “ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia” - il cui santuario ubicato nella Val di Non è il centro di pellegrinaggio più famoso del territorio, compagno di eremitaggio di numerosi santi sia in Europa che in Asia, sia oggetto di così dure campagne d’odio.
Non dimentichiamo che, anche per la dottrina cattolica, l’evento salvifico di Cristo include tutta la creazione, animali inclusi che l’uomo deve custodire ricordandosi che Dio li ha creati prima dell’uomo.
San Basilio il Grande
Per concludere riportiamo una preghiera scritta da San Basilio Magno, padre cappadocio, teologo e confessore inserita nella Divina Liturgia che porta il suo nome: "La Terra è del Signore e la Sua pienezza. O Dio, allarga in noi il senso della comunione con tutti gli esseri viventi, con i nostri fratelli gli animali ai quali hai dato la Terra come loro dimora in comune con noi. Ricordiamo con vergogna che in passato abbiamo esercitato l'alto dominio dell'uomo con spietata crudeltà, tanto che la voce della Terra, che avrebbe dovuto salire a Te in canto, è stata un gemito di travaglio. Possiamo noi renderci conto che vivono, non solo per noi, ma per se stessi e per Te, e che amano la dolcezza della vita."
S.B. mons.
Filippo OrtenziArcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana
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