EGITTO
– Come si diventa stranieri in patria.
Esisteva
un tempo, un’antica civiltà che fiorì sulle rive del Nilo
migliaia di anni prima che in Italia fosse fondata Roma. Il popolo
che viveva in tale territorio costruì monumenti imponenti, che
ancora oggi gli scienziati non riescono a capirne le tecniche di
costruzione, crearono la scrittura, l’astronomia, la medicina ed
erano un popolo progredito migliaia di anni prima che sul
mediterraneo si affermassero la cultura greca e la potenza di Roma.
Tale popolo mantenne la propria autonomia religiosa e culturale anche
dopo essere entrato a far parte dell’Impero Romano e
favoriva la conoscenza avendo costituito la più grande biblioteca
del mondo. Detto
popolo fu anche
uno dei primi a convertirsi al
cristianesimo, a cui diede fermento
mistico con il monachesimo fondato da Sant'Antonio il Grande e da
santi e dotti monaci conosciuti come i Padri del deserto, con
una particolare vivacità culturale e teologica e ciò fino a quando
nel 639 d.c. quando orde arabe provenienti dalla Palestina al comando
di Amr Ibn al-As
irruppero nel suo territorio sconfiggendo successivamente le truppe
romane (l’Impero Bizantino non
è mai esistito si è sempre chiamato Impero Romano e giuridicamente,
dopo la caduta di Roma la capitale dell’Impero divenne
Costantinopoli-Nuova Roma, salvo nel periodo 663-668 quando la
capitale imperiale fu portata a Siracusa, in Sicilia)
che l'abbandonarono
alla dominazione islamica
nel 642. Gli arabi, popolo rozzo di nomadi venuti dal deserto,
animato da un fanatismo religioso che gli imponeva la diffusione
della religione con la spada e lo sterminio o sottomissione dei
popoli soggiogati, per prima cosa cercò di colpire il cuore della
cultura egizia distruggendo la grande biblioteca di Alessandria dove
erano custodite non soltanto le conoscenze dell’antico Egitto ma di
tutta la Civiltà ellenico - romana, con la giustificazione, come
affermò il Califfo (vicario del Profeta e Guida dei Credenti)
Omar che se nei libri si
affermavano cose in accordo con il Corano erano inutili, se invece si
affermavano cose contrarie erano dannose e pertanto, in ambedue i
casi andavano distrutti. Dopo una trentina d’anni gli invasori
arabi imposero come lingua ufficiale l’arabo che sostituì il copto
(egiziano), che gradualmente cessò di essere parlato dagli abitanti
finendo per estinguersi, dopo un migliaio di anni, alla fine del
diciassettesimo secolo, sopravvivendo unicamente come lingua
liturgica della Chiesa Copta-Ortodossa e delle altre Chiese Cristiane
presenti nel territorio. Gli Arabi imposero anche il calendario
mussulmano, lunare e impreciso che sostituì il calendario copto od
alessandrino derivato dall’antico calendario egizio e la scrittura
copta, simile a quella greca, fu sostituita da quella araba meno
elaborata essendo priva di vocali. Con il tempo gli invasori arabi si
sposarono con le donne o gli uomini locali e, com’è d’obbligo,
per i non credenti, se si sposano con un mussulmano, si devono
convertire all’Islam e, gradualmente numerosi egiziani onde non
pagare la tassa di sottomissione e non essere dhimmi
(credenti in una religione dei
popoli del libro – cristiani ed ebrei - tollerati ma discriminati
e sottomessi all’Islam), si
convertirono all’Islam abbandonando la loro religione ed accettando
nome e costumi arabi finendo per considerarsi arabi essi stessi.
Gradualmente in Egitto, il termine egiziano o copto, ha finito per
individuare i discendenti degli antichi egizi che mai si sono
mischiati con gli Arabi ed hanno mantenuto una lingua (sia pur usata
nella liturgia ma che si studia nelle Parrocchie), un popolo (quello
egiziano autentico) e una fede (quella cristiana). Molti ignorano che
non esiste una Repubblica Egiziana ma una Repubblica Araba d’Egitto,
a rimarcare che l’Egitto è degli Arabi e dei Mussulmani e che gli
egiziani (copti) e i cristiani non hanno diritti. Quello che è
successo in Egitto è successo anche in Kosovo dove gli albanesi
immigrati al seguito delle truppe ottomane hanno gradualmente
superato per numero le precedenti popolazioni serbe costringendole a
lasciare i territori dei loro avi e sarebbe successo in Spagna se non
ci fosse stata la Reconquista
cristiana (per fortuna loro
all'epoca non c'era un Papa Francesco)
ed in Sicilia se dopo quattro secoli di dominazione saracena non
fosse stata liberata dai normanni di Goffredo D’Altavilla. Quanto
sopra raccontato è un monito per tutti quelli che nel nome
dell’accoglienza vogliono le frontiere aperte, rischiamo di finire
come gli egiziani … stranieri in Patria.
(nelle foto: Sua Beatitudine Alessandro I con alcuni fratelli copti e la croce copta)
Filippo
Ortenzi
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