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mercoledì 26 febbraio 2020

Santa Fotina la Samaritana

Santa Fotina la Samaritana

A tutti è nota il racconto della donna alla quale Gesù chiese da bere vicino al pozzo di Giacobbe, in Samaria (Giovanni 4: 5-42). Detta donna che fino a quel momento aveva condotto una vita peccaminosa rispose  alle severe ammonizioni di Gesù con sincero pentimento, fu perdonata e si è convertita alla fede cristiana. Conosciuta come   Photina, è stata una delle prime annunciatrici del messaggio evangelico tanto che la Chiesa Ortodossa  la chiama "apostolo" ed "evangelista". Rimasta in contatto con gli Apostoli, nel giorno di Pentecoste ricevette il battesimo, insieme alle sue cinque sorelle, Anatole, Photo, Photis, Paraskeve, Kyriake e ai suoi due figli, Photeinos e Giuseppe. Iniziò quindi una carriera missionaria, viaggiando in lungo e in largo, predicando la buona notizia della venuta del Messia, della sua morte e risurrezione.  Dopo aver predicato in Samaria. Fotina e suo figlio Giuseppe erano andati missionari a Cartagine e, successivamente si recarono a Roma, accompagnati da  diversi cristiani africani. Si narra che a Roma convertì al cristianesimo Domnina, figlia dell'imperatore Nerone, e che questo fu uno dei motivi per il quale l'imperatore, forse su pressione della moglie Poppea di religione ebraica (per il Talmud anche Nerone si era convertito all'ebraismo) iniziò a perseguitare i cristiani. Imprigionati dai soldati imperiali, subì il martirio insieme ai figli ed ai suoi discepoli.

Giovanni 4,5-42

5 Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6 qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7 Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». 8 I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. 9 Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11 Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». 13 Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». 15 «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16 Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». 17 Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; 18 infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19 Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». 26 Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».

27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». 28 La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». 30 Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

31 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32 Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33 E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». 34 Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. 37 Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».
39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41 Molti di più credettero per la sua parola 42 e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

domenica 23 febbraio 2020

Il dott. Giuseppe Frecchio nominato Legato Apostolico per l'Albania

Il dott. Giuseppe Frecchio nominato Legato Apostolico per l'Albania
Il dott. Giuseppe Frecchio, imprenditore torinese e Gran Maestro della fratellanza iniziatica GLORIA con logge in Italia ed Albania è stato nominato Legato Apostolico ossia rappresentante della Chiesa Ortodossa Italiana in Albania.

Ai sensi del Codex Canonum della Chiesa Ortodossa Italiana questi sono i compiti di rappresentanza proprie di una Legazione Apostolica:

Canone 110 - Legazioni Apostoliche
                                                                                                                      
Comma 1)  Il Santo Sinodo può nominare e inviare suoi Rappresentanti, detti Legati sia presso  i vari Esarcati presenti nelle diverse nazioni o regioni, sia presso gli Ordini Cavallereschi, Case Regnanti o ex Regnanti,  Stati e le Autorità pubbliche, come pure di trasferirli e richiamarli.
Comma 2) I Legati rappresentano il Santo Sinodo ed hanno il compito di relazionare l'Arcivescovo Metropolita sulle condizioni in cui versano i varie Esarcati, nonché su tutto ciò che tocca la vita stessa della Chiesa e il bene delle anime; nonché promuovere e sostenere le relazioni fra la Chiesa Ortodossa Italiana  e le Organizzazioni presso le quali sono stati accreditati;
Comma 3) Il Legato dell’Arcivescovo Metropolita presso altra Chiesa o struttura religiosa può prendere il nome di Apocrisario.
Comma 4) L'ufficio del Legato cessa per revoca da parte della Chiesa o rinuncia.
Comma 5) Il compito principale del Legato  è quello di rendere sempre più saldi ed efficaci i vincoli di unità che intercorrono tra la Chiesa Ortodossa Italiana  e le Autorità dei territori o le Istituzioni presso il quale è accreditato

giovedì 20 febbraio 2020

L'Ipodiacono Giovanni Trombino ha raggiunto la Casa del Padre

L'Ipodiacono Giovanni Trombino 
ha raggiunto la Casa del Padre
Questa notte è deceduto presso l'ospedale ICOT di Latina Giovanni Trombino, uno dei primi fedeli della nostra Chiesa ed Ipodiacono della nostra Comunità di Latina. Ho conosciuto Giovanni anni fa presso la sede di Confimprese Italia dove firmammo il C.C.N.L. Colf Badanti per dare assistenza contrattuale ad una categoria scarsamente contrattualizzata. Da allora siamo rimasti amici, condividendo le battaglie a favore delle categorie disagiate e, al riguardo si è sempre contraddistinto per le battaglie a favore delle donne delle pulizie, dei senzatetto, dei pensionati e dei diseredati. Se un domani dovrà rendere conto delle opere di carità, Giovanni probabilmente le ha seguite tutte. Quando nel giugno 2014 fondammo la Chiesa Ortodossa Italiana fu uno dei primi ad aderire, tanto da venire ordinato Ipodiacono nel Forte Sangallo di Nettuno (RM) il 21 marzo 2015. 
Lo andai a trovare nell'autunno scorso insieme con il Segretario Nazionale del Sindacato Italiano Autonomo SIA-Confsal e, sebbene sul letto attaccato ad una bombola d'ossigeno e con un piede gonfio era ancora animato da spirito combattivo e voleva attivare CAF e Patronato a Latina per seguire quel popolo minuto alla cui difesa aveva dedicato tutta la sua vita. Lo sono andato a trovare, l'ultima volta sabato 8 febbraio u.s. Abbiamo recitato insieme delle preghiere e gli ho impartito il sacramento dell'unzione degli infermi che, purtroppo, nel suo caso è coinciso con una estrema unzione. Era ricoverato nel Reparto Terapia del Dolore e cure palliative, dove vengono portate le persone per le quali non ci sono più speranze di guarigione. Lo spirito però era forte, mi ha chiesto materiale propagandistico perché stava facendo apostolato tra le infermiere, fantasticava di voler aprire una Chiesa e diceva anche di aver individuato il luogo, pensava a come far funzionare l'Opera Ortodossa Mansa dei Poveri, della quale era responsabile di Latina, perché, mi diceva ci stanno tanti poveri che hanno bisogno di un minimo di conforto e di un piatto di minestra. Era sicuro che poteva riprendere quanto prima il suo apostolato perché stava ricoverato in riabilitazione e sarebbe uscito entro un paio di mesi. Fino all'ultimo sognava per il futuro. L'ultima volta che l'ho sentito per telefono, domenica scorsa, nonostante mi avesse assicurato che stava bene l'ho sentito sofferente e con difficoltà a parlare. Purtroppo i polmoni erano compromessi da anni e non reggevano più. Ignoro i motivi delle sue difficoltà respiratorie che lo hanno portato alla morte, forse le sigarette che fino a qualche anno fa fumava o forse è una conseguenza dell'attività lavorativa presso la Centrale Nucleare di Latina prima della sua chiusura. 
Qui sopra riportiamo la foto dell'ipodiacono Giovanni Trombino in servizio liturgico presso il Santuario della Santissima Trinità di Valle Paradiso, insieme al sottoscritto e a mons. Antonio Berardo, vescovo di Ravenna.


Mons. Filippo Ortenzi
Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana

lunedì 17 febbraio 2020

Commemorazione delle vittime delle foibe

Commemorazione delle vittime delle foibe
Organizzata da Padre Sergio Arduini si è svolta a Frosinone, davanti al Monumento ai caduti, la commemorazione delle vittime delle foibe. Alla manifestazione hanno partecipato numerosi cittadini, nonché esponenti dell'amministrazione comunale e di varie forze politiche vicine a Fratelli d'Italia, rappresentato dal segretario provinciale. Erano presenti esponenti delle componenti di Fiamma Frusinò, Destra Sociale, Riva Destra, il gagliardetto dei reduci della X Mas che combatterono eroicamente per difendere il confine orientale dalle orde comuniste titine ed i loro alleati italiani. 
Al termine della commemorazione è stato deposto un mazzo di fiori dalla giovane figlia di Roberto Humber uno dei più attivi militanti dell'area patriottica ciociara.
Al termine della cerimonia il vescovo Filippo Ortenzi, arcivescovo metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana ha ricordato le vittime italiane istriano-dalmate vittime della barbarie partigiana comunista e come in dette terre sia stata effettuata una sostituzione etnica attraverso il massacro e l'espulsione delle popolazioni italiani colà presenti dai tempi dell'Impero Romano, ed ha provveduto alla benedizione del monumento e dei presenti. 

sabato 15 febbraio 2020

Omelia San Giovanni Crisostomo sulla Parabola del Seminatore

Omelia San Giovanni Crisostomo 
sulla Parabola del Seminatore
Icona del Cristo seminatore

La Parabola del Seminatore è una delle più note parabole di Gesù, in quanto presente su ben tre dei quattro Vangeli canonici, e nello specifico nei vangeli sinottici di Matteo (13,1-9 e 18-33) - Marco (4-1-20)  Luca (8,5-15). E' indirettamente citata dall'Apostolo Paolo nella lettera ai Corinti (1 Corinti 3,9-11) nonché in un Vangelo apocrifo, quello di Tommaso (Tommaso,9). In quest'ultimo la parabola è espressa in modo più sintetico:

Vangelo Tommaso,9
9. Gesù disse, “Vedete, il seminatore uscì, prese una manciata e seminò. Alcuni semi caddero sulla strada, e gli uccelli vennero a raccoglierli. Altri caddero sulla pietra, e non misero radici e non produssero spighe. Altri caddero sulle spine, e i semi soffocarono e furono mangiati dai vermi. E altri caddero sulla terra buona, e produssero un buon raccolto, che diede il sessanta per uno e il centoventi per uno.”

In fondo pubblicheremo per esteso quanto scritto nei Vangeli ed anche da San Paolo che, pur non citando la parabola ad essa esplicitamente, a nostro modesto parere, si ricollega nella prima lettera ai Corinti. Evito comunque di fare un'esegesi della stessa in quanto credo che, in modo esaustivo, la stessa sia stata fatta dal nostro Padre tra i Santi, Giovanni Crisostomo al quale è stata intitolata la nostra piccola realtà accademica.

mons. Filippo Ortenzi

Arcivescovo della Chiesa Ortodossa Italiana 
tel. +39 0621119875b – cell. +39 3917065512
email: chiesaortodossaitaliana@gmail.com

Omelia di San Giovanni Crisostomo 
sulla parabola del Seminatore

Nella parabola del seminatore, il Cristo ci mostra che la sua parola si rivolge a tutti indistintamente. Come, infatti, il seminatore (del Vangelo) non fa distinzione tra i terreni, ma semina in tutte le direzioni, così il Signore non distingue tra il ricco e il povero, il saggio e lo sciocco, il negligente e l'impegnato, il coraggioso e il pavido, ma si indirizza a tutti e, nonostante che egli conosca l'avvenire, da parte sua pone in opera tutto, sì da poter dire: Che avrei dovuto far di più, non l'ho fatto? (Is. 5, 4).
Il Signore racconta questa parabola per incoraggiare i suoi discepoli ed educarli a non lasciarsi deprimere, anche se coloro che accolgono la Parola sono meno numerosi di quelli che la sperperano. Così avveniva per il Maestro stesso che, nonostante la sua conoscenza del futuro, non desisteva dallo sparger la semente. Ma, si dirà, perché mai buttarla tra i rovi, tra le pietre o sulla strada? Se si trattasse di una semente e d'un terreno materiali, sarebbe insensato; ma allorché si tratta di anime e della dottrina, l'operato è degno di approvazione. Giustamente si riprenderebbe il coltivatore che si comportasse in tal modo: la pietra non saprebbe farsi terra, la strada non può esser che strada e le spine, spine. Ma nella sfera spirituale non avviene lo stesso: la pietra può divenir terra fertile, la strada può non esser più calpestata dai passanti e divenir campo fecondo, le spine possono esser divelte per consentire al seme di germogliare senza ostacoli. Se ciò non fosse possibile, il seminatore non avrebbe sparso la semente come ha fatto. Se la trasformazione benefica non si è sempre avverata, ciò non dipende dal seminatore, ma da coloro che non hanno voluto esser trasformati. Il seminato re ha adempiuto il suo dovere, ma se si è sprecato ciò ch'egli ha dato, il responsabile non è certo l'autore di tanto beneficio...
Non prendiamocela pertanto con le cose in sé, ma con la corruzione della nostra volontà. Si può esser ricchi e non lasciarsi sedurre dalle ricchezze, viver nel secolo e non lasciarsi soffocare dagli affanni. Il Signore non vuoi gettarci nella disperazione, bensì offrirci una speranza di conversione e dimostrarci che è possibile passare dalle condizioni precedenti a quella della buona terra.
Ma se la terra è buona, se il seminatore è il medesimo, se le sementi sono le stesse, perché uno ha dato cento, un altro sessanta e un altro trenta? La qualità del terreno è il principio della differenza. Non è né il coltivatore né la semente, bensì la terra in cui è accolta. Conseguentemente, la responsabile è la nostra volontà, non la nostra natura. Quanto immenso è l'amore di Dio per gli uomini! Invece di esigere identica misura di virtù, egli accoglie i primi, non respinge i secondi e offre un posto ai terzi. Il Signore dà questo esempio per evitare a coloro che lo seguono di creder che, per essere salvi, basti ascoltare le sue parole... No, ciò non è sufficiente per la nostra salvezza Bisogna anzitutto ascoltare con attenzione la parola e custodirla fedelmente nella memoria. Quindi occorre alienarsi con coraggio per metterla in pratica.

San Giovanni Crisostomo


Dai Vangeli sinottici

Matteo 13,1-9

il seminatore e i diversi terreni
1 In quel giorno Gesù, uscito di casa, si mise a sedere presso il mare; 2 e una grande folla si radunò intorno a lui; cosicché egli, salito su una barca, vi sedette; e tutta la folla stava sulla riva. 3 Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo:«Il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. 5 Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; 6 ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. 7 Un'altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un'altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi oda».
Matteo 13,18-23
Spiegazione della parabola del seminatore
18 «Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore! 19 Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada. 20 Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, 21 però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato. 22 Quello che ha ricevuto il seme tra le spine è colui che ode la parola; poi gli impegni mondani e l'inganno delle ricchezze soffocano la parola che rimane infruttuosa. 23 Ma quello che ha ricevuto il seme in terra buona è colui che ode la parola e la comprende; egli porta del frutto e, così, l'uno rende il cento, l'altro il sessanta e l'altro il trenta».

 Marco 4,1-20

Parabola del seminatore
1 Poi prese di nuovo ad insegnare in riva al mare; e una gran folla si radunò intorno a lui, tanto che egli, salito su una barca, vi sedeva stando in mare, mentre l'intera folla era a terra lungo la riva. 2 Ed egli insegnava loro molte cose in parabole, e diceva loro nel suo insegnamento: 3 «Ascoltate! Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 Or avvenne che mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada e gli uccelli del cielo vennero e la mangiarono. 5 Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non c'era molta terra e subito spuntò, perché non c'era un terreno profondo. 6 Ma quando si levò il sole fu riarsa; e poiché non aveva radice si seccò. 7 Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8 Un'altra cadde in buona terra e portò frutto che crebbe, e si sviluppò tanto da rendere l'uno trenta, l'altro sessanta e l'altro cento». 9 Poi egli disse loro: «Chi ha orecchi da udire, oda!». 10 Ora, quando egli fu solo, coloro che gli stavano attorno con i dodici lo interrogarono sulla parabola. 11 Ed egli disse loro: «A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a coloro che sono di fuori tutte queste cose si propongono in parabole, 12 affinché: "Vedendo, vedano ma non intendano; udendo, odano ma non comprendano, che talora non si convertano e i peccati non siano loro perdonati"». 13 Poi disse loro: «Non comprendete questa parabola? E come comprenderete tutte le altre parabole? 14 Il seminatore è colui che semina la parola. 15 Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma dopo che l'hanno udita, subito viene Satana e porta via la parola seminata nei loro cuori. 16 Parimenti quelli che ricevono il seme su un suolo roccioso sono coloro che, quando hanno udita la parola, subito la ricevono con gioia; 17 ma non hanno in sé radice e sono di corta durata; e, quando sopravviene la tribolazione o la persecuzione a causa della parola, sono subito scandalizzati. 18 Quelli invece che ricevono il seme fra le spine, sono coloro che odono la parola; 19 ma le sollecitudini di questo mondo, l'inganno delle ricchezze e le cupidigie delle altre cose, che sopravvengono, soffocano la parola e questa rimane infruttuosa. 20 Ma quelli che hanno ricevuto il seme in buon terreno, sono coloro che odono la parola, la ricevono e portano frutto, chi il trenta, chi il sessanta e chi il cento».

 

Luca 8,5-15

5 «Il seminatore uscì a seminare la sua semenza; e, mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada: fu calpestato e gli uccelli del cielo lo mangiarono. 6 Un'altra cadde sulla roccia: appena fu germogliato seccò, perché non aveva umidità. 7 Un'altra cadde in mezzo alle spine: le spine, crescendo insieme con esso, lo soffocarono. 8 Un'altra parte cadde in un buon terreno: quando fu germogliato, produsse il cento per uno». Dicendo queste cose, esclamava: «Chi ha orecchi per udire oda!»9 I suoi discepoli gli domandarono che cosa volesse dire questa parabola. 10 Ed egli disse: «A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri se ne parla in parabole, affinché vedendo non vedano, e udendo non comprendano11 Or questo è il significato della parabola: il seme è la parola di Dio. 12 Quelli lungo la strada sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati. 13 Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro. 14 Quello che è caduto tra le spine sono coloro che ascoltano, ma se ne vanno e restano soffocati dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita, e non arrivano a maturità. 15 E quello che è caduto in un buon terreno sono coloro i quali, dopo aver udito la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza.

venerdì 7 febbraio 2020

Chiesa Ortodossa Italiana - intervento di mons. Filippo Ortenzi al Christiana Day

Chiesa Ortodossa Italiana  
intervento di mons. Filippo Ortenzi al Christiana Day

Intervento di mons. Filippo Ortenzi, Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana al Christian Day di Roma.

Mons. Filippo Ortenzi
Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana
tel. +39 0621119875 – cell. +39 3917065512


sabato 1 febbraio 2020

La Onlus VICEF - Vicky Ebude Foundation sotto l'omoforio della Chiesa Ortodossa Italiana

La Onlus VICEF - Vicky Ebude Foundation 
sotto l'omoforio della Chiesa Ortodossa Italiana
La VIC.E.F. onlus,  con sede ad Udine in via Cividale n. 351/1a (sito web: http://www.vicef.com) è una associazione di volontariato che promuove in Camerun e paesi limitrofi,  la sicurezza del cibo, il sostentamento sanitario, le campagne di informazione per la lotta all’AIDS, la prevenzione e la cura del cancro al seno, l’istruzione scolastica, l’insegnamento e la promozione delle fonti di sostentamento locale quali l’agricoltura, gli allevamenti e la pesca. In Camerun, con l’aiuto di personale medico specializzato in chirurgia senologica e di chirurgia plastica operanti presso l’Ospedale Universitario di Trieste, si prodiga per dare la possibilità a molte donne ammalate di cancro al seno, di accedere gratuitamente alle visite e alle cure mediche. Fondatore e presidente della VICEF è il dott. sir Bismark Epoh Enongene di nazionalità camerunense, sposato con una donna italiana e che si è iscritto al corso di Liturgia Pastorale della nostra Chiesa per accedere agli ordini sacri.
La Chiesa Ortodossa Italiana, con Decreto prot. n. 12/2020, festa di Sant'Efrem il Siro, a firma di S.E.Rev.ma mons. Filippo Ortenzi, ha accolto detta organizzazione di volontariato e cooperazione internazionale allo sviluppo, sotto l'omoforio e la guida spirituale della Chiesa Ortodossa Italiana.
al dott. Epoh Enongene va la nostra benedizione apostolica e  tutto il nostro supporto per l'opera  svolta.
mons. Filippo Ortenzi