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sabato 30 luglio 2022

Esicasmo e preghiera

 ESICASMO :MEDITAZIONE E PREGHIERA CONTEMPLATIVA Oltre l' apatia e la ataraxia.


Dopo il periodo nel quale impervesava la cultura new-age, e dove vari "maestri" proponevano percorsi di perfezione legati alla tradizione buddista o orientale, non è stato valutata appieno la tradizione monastica Ortodossa. Nella tradizione monastica Ortodossa , cerchiamo di capire il grande valore dell'esicasmo. Si parla di una meditazione e di una "preghiera del cuore" La Preghiera del cuore, radicata nel Nuovo Testamento, viene assunta da una «corrente» propria della spiritualità orientale antica che è stata chiamata esicasmo. Il nome proviene dal greco hesychìa che significa: calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione.L'esicasmo può essere definito come un sistema spirituale di orientamento essenzialmente contemplativo che ricerca la perfezione (deificazione) dell'uomo nella unione con Dio tramite la preghiera incessante. Tuttavia ciò che caratterizza tale movimento è sicuramente l'affermazione della eccellenza o della necessità dejla stessa hesychia, della quiete, per raggiungere la pace con Dio. In un documento del monastero di Iviron del monte Athos, si legge questa definizione: «L'esicasta è colui che solo parla a Dio solo e lo prega senza posa». Gli esicasti, inserendosi nella tradizione biblica, esprimeranno l'esperienza della preghiera. contemplativa attraverso l'invocazione e l'attenzione del cuore al Nome di Gesù, per camminare alla sua presenza, essere liberati da ogni peccato e rimanere nel dolce riposo di Dio in ascolto della sua parola silenziosa. La storia dell'esicasmo inizia con i monaci del deserto d'Egitto e di Gaza. «A noi, piccoli e deboli, non ci resta altro da fare che rifugiarci nel Nome di Gesù», dice uno di loro. Si afferma poi al monastero del Sinai, con san Giovanni Climaco. Un esponente di spicco è sicuramente Simeone il Nuovo Teologo. Rinascerà al Monte Athos nel sec. XIV. Quiete, solitudine e silenzio interiore, che viene raggiunta attraverso la solitudine e il silenzio esteriore, si presenta tuttavia come un mezzo eccellente per raggiungere l'orazione ininterrotta. il fine dell'unione con Dio nella contemplazione, attraverso la preghiera . In quanto mezzo e non fine l'esichia va distinta sia dalla apàtheià degli Stoici, intesa come assenza e liberazione dalle quattro passioni fondamentali, la tristezza, il timore, il desiderio e il piacere; sia dall'ataraxia degli Epicurei,che consiste nella libertà dell'anima dalle preoccupazioni della vita.

mercoledì 27 luglio 2022

La notte buia dell' anima.

 La notte oscura dell' anima.

La “notte oscura dell’anima” è per i mistici un periodo di tristezza, paura, angoscia, confusione e solitudine, necessario per potersi avvicinare a Dio. In molti, quando provano ad uscire dal proprio ego, provano la sensazione di entrare in una nuova dimensione colma di dubbi, di ambiguità, di incertezze, un luogo in cui ci si sente persi e risulta quasi impossibile pensare con chiarezza. Il risveglio può esser molto doloroso per chi è troppo immerso nel proprio sogno.  La nostra mente vorrebbe che tornassimo nel recinto, che smettessimo di esplorare i dintorni per tornare al punto di partenza, dal quale forse non saremmo mai dovuti uscire. È questa la temuta rassegnazione, il conformismo che ci spinge a credere che la nostra trasformazione personale non possa essere altro che un’utopia.

 

“Quando il processo di trasformazione psico-spirituale raggiunge il suo stadio finale e decisivo, esso produce talvolta un’intensa sofferenza e un’oscurità interiore che è stata chiamata dai mistici cristiani “notte oscura dell’anima”. I suoi caratteri la fanno assomigliare molto alla malattia chiamata psicosi depressiva o melanconia. Tali caratteri sono: uno stato emotivo di intensa depressione, che può giungere fino alla disperazione; un senso acuto della propria indegnità; una forte tendenza all’auto-critica e all’auto-condanna, che in alcuni casi, giunge fino alla convinzione di essere perduti o dannati; un senso penoso di impotenza mentale; l’indebolimento della volontà e dell’auto-dominio; un disgusto e una grande difficoltà ad agire.”La preghiera è  un grande aiuto,  come sperimentare l' amore  dei fratelli e coniugare  nella vita di tutti i giorni questo  amore. 



lunedì 25 luglio 2022

Preghiera per la pace Manifestazione a Cagliari


La chiesa Ortodossa  Italiana Decanato della Sardegna ha partecipato, il 24 luglio  a Cagliari, a una manifestazione per la pace in Ucraina. Abbiamo, con una preghiera, ribadito la nostra richiesta di pace e l' avvio di un negoziato, ed espresso la nostra vicinanza ai popoli coinvolti. 



Preghiera per la pace.



Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani.



Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”.



Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.



Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono.



Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace; e che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra!



Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam!



Amen



Mons. Roberto Pinna 


COREPISCOPO decanato della Sardegna.




IL DUBBIO




Nell' ultimo corso  sull' esorcismo, riservato  ai presbiteri  della  nostra  chiesa e tenuto  dal Professor Massimo Giusio, ci siamo imbattuti su una parola: “ il dubbio" , questo per valutare,  con una seria anamnesi,  se era utile un esorcismo.

Nella accezione comune tra fede e dubbio esiste quanto meno una differenza, per non dire che sono in qualche modo alternative; dove c’è la fede non c’è il dubbio, e dove c’è dubbio non c’è la fede.

La figura del Vangelo emblematica di questa alternativa è naturalmente l’apostolo Tommaso che, per primo, ha messo in discussione il fatto centrale della fede cristiana, cioè la risurrezione di Gesù, e quindi ha dubitato dell’evento costitutivo del cristianesimo. Però proprio lui, che ha incarnato questo dubbio radicale, è anche colui che sfocia nella prima grande confessione di fede, la più grande confessione di fede di tutta la Bibbia, chiamando Gesù non solo “mio Signore”, ma “Dio mio”. Tommaso è quindi l’emblema della transizione dal dubbio radicale alla fede suprema.

Possiamo anche citare Agostino che  diceva che il dubbio è una condizione necessaria per arrivare alla verità, perché attraverso il dubbio agisce il pensiero e addirittura diceva che per dubitare della verità dobbiamo già essere nella verità, quindi racchiude in sé delle contraddizioni.


Un altro episodio evangelico che ci interroga sul rapporto tra dubbio e fede è quello  dall’evangelo di Marco, al capitolo 9,14-27

“E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi”.

Qui,  un ragazzo epilettico ha una crisi della sua malattia proprio davanti agli occhi di Gesù. Ne nasce un dialogo molto serrato tra Gesù e il padre di questo ragazzo, il quale lo incalza dicendo: “Se tu sei in grado di fare qualche cosa in questa situazione, ti prego aiutaci”. Egli non è sicuro che Gesù possa, la cosa, per lui, è dubbia. Gesù risponde in un modo che apre nuove prospettive, perché dicendogli: ”Ogni  cosa è possibile a chi crede” in qualche modo gli rimanda la palla della questione. E’ come se dicesse: “Il problema non è se io posso, il problema è se tu credi!

La risposta del padre è tanto famosa quanto sconvolgente: “Credo, ma vieni in aiuto alla mia incredulità”. Cosa vuol dire se non: credo, ma dubito; credo ma nello stesso tempo non sono sicuro di credere; credo ma … nel “ma” c’è il dubbio, quasi che alla fede dell’uomo sia congenito il dubbio. Io credo ma dubito, ci sono tante buone ragioni per non credere, non mi voglio affidare a una parola, a una promessa, soltanto tu puoi rendere la mia fede vittoriosa sul mio dubbio. L’opera nostra è il dubbio, l’opera di Dio è la fede , alla quale ci possiamo aprire, ma che non ci possiamo dare: possiamo solo riceverla.

E quanti altri innumerevoli testi nella Bibbia evidenziano questa lacerazione tra fede e dubbio, di quanti “perché” è pieno il testo biblico. Persino le ultime parole di Gesù sulla croce, che riprendono l’inizio del Salmo 22, sono un perché, anzi il perché più straziante di tutti i tempi:” Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” E i versetti successivi del Salmo 22 continuano così: “Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito! Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi, e anche di notte, senza interruzione”.

Perché c’è questa contraddizione tra quello che credo e quello che sto vivendo? Perché tu sei il Dio che mi ha chiamato e ora anche il Dio che mi ha abbandonato? Perché sei un Dio che si contraddice? Che fai il contrario di quello che prometti?

I Perché della Bibbia lasciano aperta la possibilità che Dio non risponda a queste domande, e anzi l’uomo moderno ha in un certo senso coltivato questo dubbio fino a sfociare nell’incredulità.

Ci sono però anche esperienze opposte, in cui il dubbio può essere invece l’anticamera della fede, nel senso che la ragione, mediante il dubbio, solleva dei quesiti ai quali essa non è in grado di rispondere. La fede SI. Il dubbio pone delle domande a cui la ragione umana non sa rispondere, e solo la fede può dare queste risposte: il dubbio può aprire la strada e preparare alla fede.

Quindi il dubbio ha queste due facce: propedeutico alla incredulità e possibile spazio per la fede.

  Il dubbio è parente stretto del pensiero. Un pensiero che non dubita è nella migliore delle ipotesi un pensiero infantile, elementare, e nella peggiore un pensiero paralizzato. Invece il dubbio ci permette di distinguere tra realtà ed apparenza, e in un certo senso è il migliore antidoto a tutte le illusioni. Il dubbio ha inoltre una funzione critica non soltanto verso la realtà che ci circonda, ma anche nei confronti di noi stessi: noi possiamo vagliare criticamente la nostra vita, le nostre scelte. Nella Bibbia il personaggio che evidenzia questo dubbio su sé stesso è il fariseo Paolo, il quale aveva impostato la sua vita secondo le rigide regole farisaiche, e a un certo punto, attraverso l’esperienza di Damasco, è stato travolto dal dubbio radicale di avere sbagliato tutto, e trascinato a una revisione radicale della sua esistenza: dal dubbio è nata una conversione.

La capacità, anzi la libertà, di dubitare di sé è la radice di ogni conversione.

E anche nell’ambito della fede il dubbio, il pensiero critico della fede, ha un proprio valore. L’idea che la fede comincia la dove il pensiero finisce, o che la fede comporti una abdicazione della ragione, o che per credere bisogna rinunciare a pensare, o che per credere bisogna entrare nel territorio dell’assurdo, questa idea è completamente sbagliata. “La fede non è ignoranza ma conoscenza.

Monsignor Roberto Pinna. 


venerdì 22 luglio 2022

I Sacramentali: armi contro il diavolo

I Sacramentali: armi contro il diavolo


Nell'immaginario collettivo, l'esorcismo è considerato il mezzo più efficace per difendersi dal diavolo, in realtà l'esorcismo è la cura ad un problema ormai in atto! Come prevenire gli attacchi ( ordinari e straordinari) e prevenire le imboscate del demonio?  La risposta è: Vivere in grazia di Dio attraverso una vita di fede, vivere i sacramenti e utilizzare con fede i sacramentali messi a disposizione della Chiesa.

Il demonio entra in contatto con noi, attraverso la ordinaria azione di tentazione, oppure attraverso opere straordinarie in due casi:

- mancanza dello stato di grazia (vita sregolata, azioni contro Dio ecc., ereditarietà Spirituale....)

- maleficio ( fatture, maledizioni, malocchio ecc.), volutamente commissionato a un mago ai danni di         qualcuno o qualcosa.

In tutti i casi, è necessario , affinchè il "malato" (in questo caso malato in spirito) guarisca, la sua stessa buona collaborazione con il prete esorcista. Quando l'ammalato collabora, la terapia fa più facilmente effetto. Lo stato di grazia e il perdono incondizionato svolgono un ruolo fondamentale nel processo di liberazione. Le persone oggetto di attacco malefico devono principalmente "perdonare"! Non bisogna illudersi: ricevere esorcismi o sacramentali senza impegnarsi in un cammino di conversione espone al rischio che una volta guariti, dopo poco il demonio torni con molti altri demoni a seguito.

I sacramentali agiscono anche in proporzione alla fede di chi li utilizza, però mediante la preghiera della Chiesa preparano a ricevere la grazia, per questo, essendo segni della fede della Chiesa in loro risiede tanta forza quanta fede.

In generale tutto ciò che è benedetto disturba il diavolo e indebolisce la sua azione (maleficio, fattura ecc.). Per questo a completamento della vita di grazia, è consigliato l'uso di acqua, sale e olio benedetti.

L'acqua benedetta evoca il rito del battesimo e richiama la protezione di Dio, solve e lava il male. Si può anche bere o aspergere luoghi, case e persone.

Il sale benedetto è consigliato per proteggere i luoghi dagli influssi diabolici. Consiglio di tenerne un pò in qualche angolo di casa, ufficio, auto ecc.

L'olio benedetto è utile per liberare il tubo digerente da frammenti di oggetti affatturati e ingeriti (ignaramente) e per la consacrazione di luoghi, oggetti persone ecc.

Altro accorgimento di prevenzione e difesa sono gli oggetti benedetti, infatti è sempre opportuno avere in casa un "Angolo bello", così chiamato nella tradizione cristiana ortodossa, un piccolo altarino domestico, ove vi siano le icone della sacra famiglia per esempio o del santo protettore e altre icone a piacimento. La famiglia, almeno mattino e sera si riunisca davanti all'Angolo bello e preghi invocando la protezione di Dio e i genitori segnino i figli e tra loro con acqua benedetta! Ovviamente l'Angolo bello e le icone devono essere benedette dal sacerdote.

L'uso di far benedire indumenti e fazzoletti (copricapo) risale invece agli Atti degli Apostoli (19,11-12):

" Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano". 

Con viva fede fratelli e sorelle rivolgetevi al vostro padre spirituale e chiedetegli benedizioni e sacramentali! Pace e bene a tutti.



Padre Gianni De Paola - Parrocchia S.Nicola di Myra, Campomarino (CB)

giovedì 14 luglio 2022

La Chiesa Ortodossa Bielorussa aderisce all'UICOA

 La Chiesa Ortodossa Bielorussa 

aderisce all'UICOA



L'Arci-Eparchia del Brasile e dell'America Latina della Igreja Ortodoxa Bielorussa ha aderito all'UICOA - Unione Internazionale della Chiese Ortodosse Autocefale promossa dalla Chiesa Ortodossa Italiana.



Dom Bartholomews, al secolo Jucy Luiz Rodrigues, Metropolita di Rio de Janeiro, Arcivescovo del Brasile e dell'America Latina della Chiesa Ortodossa Bielorussa - Patriarcato di Sant'Andrea, legittimo successore di Dom Nagui, di venerata memoria, venuto a mancare nel 2021, in comunione con la nostra Chiesa quale Primate della Chiesa Cattolica Ortodossa Bielorussa del Brasile, ha chiesto di poter aderire all'Unione Internazionale delle Chiese Ortodosse Autocefale

(email: uicoa.orthodoxcommunion@gmail.com)



La richiesta è stata accolta con Ukaz n. 47 del 14 luglio 2022, giorno nel quale si fa memoria di San Nicodemo L'Aghiorita (al secolo Nicholas Kallivroutsis), ieromonaco greco, teologo, mistico, esicasta e filosofo, autore con San Macario di Corinto della Philokalia (Filocalia), letteralmente amore per la bellezza una raccolta di testi ascetici, di patristica contenete scritti di Isaia il Solitario, Evagrio Pontico, San Giovanni Cassiano, San Marco l'Asceta, Sant'Esichio il prete, San Neilos l'Asceta, San Diadoco di Fotice, San Giovanni di Karpathos, San Teodoro il Grande Asceta, San Massimo il Confessore, Thalassios il Libico, San Giovanni Damasceno, Abba Philemon, San Teognosto, San Filoteo di Sinai, Theophanis il Monaco, San Pietro di Damasco, San Simeone Metafraste, San Simone il Nuovo Teologo, Nikitas Stithatos, Theoliptos di Filadelfia, San Gregorio del Sinai e San Gregorio Palamas.



La Filocalia, insieme ai Racconti di un Pellegrino russo sono testi indispensabili per coloro che vogliano avvicinarsi all'esicasmo o preghiera del cuore. La Chiesa Ortodossa Italiana, fin dalla fondazione, ha intitolato a San Nicodemo L'Aghiorita la propria Accademia per la formazione del clero e, a tutt'oggi, sono state diverse decine i membri che hanno seguito il corso di Liturgia Pastorale (chi fosse interessato può scrivere a: accademia.ortodossa@gmail.com)


lunedì 11 luglio 2022

11 luglio - San Benedetto, patrono d'Europa

 11 luglio - San Benedetto, patrono d'Europa


San Benedetto. Fondatore del monachesimo occidentale cenobitico e patrono d'Europa, dettò le regole dell’ordine, basate su alcuni principii quali: stabilitas loci (obbligo di dimorare sempre nello stesso monastero), conversatio ossia buona condotta morale, la pietà reciproca e l'obbedienza all'abate e ora et labora prega e lavora. Si narra che in vita abbia compiuto numerosi miracoli, comprese alcune resurrezioni. 

Affile (Roma) - Domenica 3 luglio, alle ore 11,00 al parco Ripamonti, davanti al Mausoleo del Soldato, è stata celebrata , da padre  Sergio (Arduini), responsabile della "Missione San Benedetto" di Affile  (antica Eufide),  cittadina nota per essere il luogo dove si è verificato il primo miracolo di san Benedetto da Norcia. Ha partecipato alla celebrazione anche l'arcivescovo mons. Filippo (Ortenzi) e presenziato anche il corepiscopo romano mons. Alessandro.  



Alla cerimonia hanno partecipato diverse persone provenienti da Frosinone e da Roma, nonché vari fedeli locali, ad iniziare dal sindaco di Affile, Ercole Viri, che in un'epoca di rapida secolarizzazione e scristianizzazione, si sta adoperando per la difesa dei valori cristiani e la rivitalizzazione della spiritualità benedettina. 

vento.



Alla fine della Divina Liturgia i fedeli presenti hanno organizzato un'agape fraterna (o "rancio" visto che eravamo a ridosso di un Mausoleo) con pizzette, sarmale (involtini rumeni, molto apprezzati, cucinati da una nostra fedele: Mariana  Gheorghita), bibite ecc. perché la condivisione del cibo è un modo per rendere più forte la condivisione e l'amicizia e rendere la nostra Chiesa, sempre più, una grande famiglia. 


Chiesa Ortodossa Italiana

Via Appia Nuova n. 612  – 00179 ROMA

telefono: +39 0621119875 – email: chiesaortodossaitaliana@gmail.com