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sabato 31 ottobre 2020

Costituita la Fraternità Ortodossa in Provincia di Palermo

 Costituita la Fraternità Ortodossa 

in Provincia di Palermo

Gregorio Giuseppe Castiglia, funzionario direttivo della regione Sicilia e seminarista del Corso di Liturgia Pastorale dell’Accademia Ortodossa San Nicodemo l’Aghiorita è stato nominato Presidente della Fraternità Ortodossa per la provincia di Palermo. Nato a Caltavuturo (Cartavuturu in siciliano), paese delle Madonie il cui nome significa “Rocca dell’Avvoltoio” dove ha svolto attività politica in formazioni democratiche cristiane (è stato 5 anni Sindaco e 15 anni assessore ai beni culturali) è una persona animata da profonda fede religiosa e nella sua città ha ricoperto anche gli incarichi di caporeparto degli scout AGESCI, presidente del circolo ACLI, segretario del Consiglio Pastorale Parrocchiale , responsabile della formazione dei ministranti e della catechesi. 


Il servo di Dio Gregorio Giuseppe Castiglia ha anche una notevole formazione pastorale e religiosa avendo seguito un corso triennale in Scienze Religiose presso la Scuola Teologica di Base della Diocesi di Cefalù, un corso di formazione per Diaconi permanenti organizzato dalla Diocesi di Monreale e un corso triennale all’Istituto Superiore di Scienze Religiose.



Per il suo impegno pastorale è stato ordinato dalla Chiesa Cattolica anche Ministro straordinario della Comunione e Lettore.

In considerazione del cursus honorem e della preparazione pastorale e missionaria, l’Arcivescovo Metropolita mons. Filippo Ortenzi, oltre che Presidente della Fraternità Ortodossa palermitana lo ha anche confermato quale Lettore della nostra Chiesa e nominato responsabile della Missione San Mercurio di Caltavuturo. (nella foto sopra san Mercurio in un tappeto copto)



Fraternità Ortodossa 

dal Codex Canonum della Chiesa Ortodossa Italiana

Canone 69– Fraternità Ortodossa

Comma 1) La Fraternità Ortodossa ha il fine di promuovere l’apostolato ortodosso in collaborazione con le strutture ecclesiali della Chiesa Ortodossa Italiana secondo le finalità che le verranno assegnate dal Santo Sinodo.

Comma 2) La Fraternità Ortodossa ha altresì il fine di promuovere l’associazionismo ortodosso anche nei territori privi di clero.

Comma 3) La nomina dei responsabili della Fraternità Ortodossa viene fatta dal vescovo competente per territorio, in assenza dall’Arcivescovo Metropolita sentito il Presidente Nazionale dell’Associazione.

Comma 4) La Fraternità Ortodossa è organizzata a livello nazionale con Statuto proprio.




lunedì 26 ottobre 2020

Dall'Islam all'Ortodossia

 Dall'Islam all'Ortodossia


abkhazi (da madre russia.com)

Nel mentre in Europa Occidentale si sta verificando una rapida scristianizzazione ed un aumento esponenziale delle popolazioni islamiche dovute alle scellerate politiche immigrazioniste delle élites liberal, plutocratiche e radical-chic, le Sante Chiese Ortodosse sono le uniche il cui apostolato sta facendo breccia tra i musulmani. Anche in Italia, dove soltanto a Roma, ogni mese, almeno 200 cattolici abiurano il cristianesimo per convertirsi all’Islam e la Chiesa bergogliana non ha una pastorale specifica per la conversione dei mussulmani, gli unici islamici che si convertivano al cristianesimo è grazie all’apostolato delle chiese evangeliche pentecostali, quelle che, per altro, a causa della loro attività missionaria in terra islamica sono le più perseguitate, essendo la Chiesa cattolica generalmente tollerata in quanto aliena dal proselitismo.  Tuttavia, se è vero che i musulmani siano difficili da convertire al protestantesimo classico o al cattolicesimo, rami del cristianesimo che soffrendo la secolarizzazione non riescono a mantenere i fedeli neppure tra le popolazioni dove storicamente ed etnicamente sono radicati da secoli, le uniche Chiese che riescono a convertire intere popolazioni islamiche al cristianesimo sono quelle ortodosse. Non è raro nell’Ortodossia venerare dei Santi provenienti dall’Islam. La Chiesa Ortodossa Georgiana ad esempio venera san Abo di Tiblisi (Abu al-Tiflisi) un arabo musulmano di Bagdad (attuale Iraq), di professione profumiere che, dopo essere giunto in Gergia si è convertito al cristianesimo ortodosso. Denunciato come cristiano dai funzionari arabi a Tbilisi e arrestato morì martire per mano islamica il 6 gennaio 796. La Chiesa Ortodossa Russa venera sant’Abramo di Bulgaria (Abraham), un bulgaro del volga della Tartaria,assassinato nella città di Bulgar dai mussulmani quale apostata il 1 aprile 1229 e San Serapione di Kozheozersky - ex musulmano di discendenza tartara che si convertì al cristianesimo e fondò il monastero di Kozheozersky nel nord della Russia. La Chiesa Copta Ortodossa venera San George El Mozahem (Jumaa Al Atawy) nato a Talkha , in Egitto da padre musulmano. Convertitosi all’ortodossia prese il nome di George, perché quel giorno era la festa romana di San Giorgio. Arrestato per apostasia è morto martire, il 26 giugno 969, a Samanoud (Egitto) per aver lasciato l' Islam. Il Patriarcato Ortodosso di Gerusalemme venera San Qays al-Ghassani (Abd al-Masih), un arabo di Najran (attuale Arabia Saudita), convertitosi alla fede ortodossa e diventato monaco, divenne amministratore e superiore del Monastero del Monte Sinai, catturato dai musulmani durante un suo viaggio apostolico a Ramia (attuale Israele) fu decapitato per apostasia. Il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli venera San Christodoulos (Amhed il Calligrafo) un turco musulmano di alto rango, funzionario dell’Impero Ottomano, martirizzato per la fede il 3 maggio 1682.


ragazze della popolazione tuca dei gaugazi

La Chiesa Ortodossa Russa è quella che più di ogni altra ha ottenuto successi nell’evangelizzazione dei popoli islamici, si ricordano i successi di San Michele di Kiev (X secolo) che convertì molti bulgari del volga al cristianesimo o di San Macario di Mosca (XVI secolo), apostolo tra i tartari, è grazie al suo apostolato e a quattro secoli di lavoro missionario che un nuovo sottogruppo si è sviluppato all'interno del popolo tataro, quello dei Krjashen o tartari ortodossi (oggi circa 350.000).  Altro popolo mussulmano d’origine turca convertitosi dall'Islam all'Ortodossia è quello dei Gagauzi, discendenti dei turchi Oguz, che nel XIII secolo si convertirono all’ortodossia ed oggi sono circa 230.000 (per lo più in Moldova). Ma è soprattutto nel XXI secolo che le Chiese Ortodosse hanno intensificato l’evangelizzazione tra le popolazioni islamiche, dove, soprattutto nel Caucaso, popolazioni che all’inizio del XX secolo erano prevalentemente islamiche, si sono convertite in massa all’ortodossia. Gli agiari, abitanti dell’Adjaria, conosciuti fino al secolo scorso come musulmani georgiani, oggi sono per oltre tre quarti convertiti al cristianesimo ortodosso. Stessa cosa è successa tra gli abkhazi e gli afro-abkhazi (popolazione di colore retaggio dei nordafricani portati in Abkhazia come schiavi dagli ottomani nei secoli passati) dell’Abkhazia e gli Osseti, convertitosi in massa dopo la strage jihadista di Beslan. Nella Chiesa Ortodossa Russa ci sono sacerdoti kazachi, ceceni, tartari, ingusci e tabasari, molti dei quali convertitosi dall’Islam, che svolgono opera missionaria tra le popolazioni turco-mussulmane dell’ex Unione Sovietica. In Albania e in Indonesia, dove si è costituita una comunità di 2.500 ex mussulmani convertiti all’Ortodossia, le Chiese Ortodosse stanno svolgendo una frenetica attività missionaria. L’Ortodossia sta fiorendo anche tra i curdi del nord della Siria che dopo aver subito persecuzioni da parte dello Stato Islamico cominciano ad avere forti dubbi sulla loro appartenenza islamica. E in Italia? La Chiesa Cattolica solitamente non fa apostolato tra i musulmani e ogni anno non più di una trentina di persone si convertono al cattolicesimo mentre le Chiese Ortodosse presenti nel nostro territorio, essendo comunità etniche che si rivolgono ai loro fedeli della diaspora, solitamente non fanno proselitismo e curano unicamente le esigenze religiose dei loro connazionali. Unica eccezione è la Chiesa Ortodossa Italiana, che sta svolgendo un’attività missionaria tra i musulmani presenti nel nostro paese. Al riguardo segnaliamo la costituzione di una comunità ortodossa a Giulianova (TE) composta prevalentemente da ex musulmani albanesi del quale è responsabile il sig. Denis Hilvyu, responsabile locale dell’associazione laicale Fraternità Ortodossa. Un altro centro missionario tra gli albanesi presenti in Italia è a Brienza (PZ) del quale è responsabile il sig. Franz Franc Bregu, un cristiano albanese ex cattolico, seminarista dell’Accademia Ortodossa San Nicodemo l’Aghiorita, che studia per diventare Diacono. La nostra è una Chiesa nazionale e patriottica, ma al contempo missionaria, perché segue gli insegnamenti di Gesù che ci ha detto: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato (Marco 16: 15-16).

Mons. Filippo Ortenzi



Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana

domenica 25 ottobre 2020

L’ing. Ambrogio Giordano nominato Camerlengo e Presidente della Commissione Economica e Patrimoniale

                                                

L’ing. Ambrogio Giordano nominato Camerlengo

e Presidente della Commissione Economica e Patrimoniale


L’ing. dott. prof. Ambrogio Giordano, di Foggia, Presidente Nazionale della Fraternità Ortodossa e Pro-Rettore dell’Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo, è stato nominato dallìarcivescovo Filippo Ortenzi quale Camerlengo (Segretario Amministrativo) della Chiesa Ortodossa Italiana, membro della Curia Metropolitana, nonché Presidente della Commissione Economica e Patrimoniale del Consiglio Nazionale Ecclesiastico.


L’ing. Ambrogio Giordano è uno stimato professionista pugliese, Dirigente Tecnico AMIU Puglia Spa con numerosi titoli accademici: Laurea in Ingegneria Civile e Ambientale - Laurea in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazioni - Laurea in Scienze Criminologiche - Laurea Magistrale in Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Ambientale – Laurea in Scienze Storiche e Religiose. L'ingegnere è anche docente di Sociologia Generale (Istituto Pegaso di Foggia) e di Filosofia e Sociologia (Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo). Tra le tante qualifiche e competenze ricordiamo: geometra – perito agrario - criminologo - Tecnico Ricostruttore Incidenti Stradali - Tecnico Certificatore Energetico - Tecnico Progettazione e Gestione Verde Pubblico e Privato - Energy Manager - RSPP – tecnico agrario e topografo - Consulente socioterapico per tossicodipendenze e devianze minorili - Consulente tecnico modelli matematici per l’ambiente - Perito Criminologo Tribunale di Foggia – Progettista Cartografia Numerica e Sistema di Pianificazione Servizi Urbani - Tecnico per la ProCanone 18 – Il Camerlengo o Tesorieregettazione e Gestione Verde Pubblico e Privato – Tecnico di Domotica – ecc.



Canone 18 – Il Camerlengo o Tesoriere

Comma1) Il Camerlengo funge da Segretario Amministrativo e Tesoriere della Chiesa e è il custode dei beni e delle finanze della Chiesa.

Comma 2) Il Camerlengo viene nominato dal Metropolita tra i membri del Santo Sinodo. La carica è fiduciaria e può essere revocata in casi specifici e motivati con voto del Santo Sinodo.

Comma 3) Al Camerlengo spetta il compito di tenere e aggiornare i libri contabili e di predisporre il bilancio annuale della Chiesa.

Comma 4) Il Camerlengo è responsabile davanti al Santo Sinodo, qualora un inadempimento o cattivo adempimento di un suo dovere abbia provocato un danno diretto alla Chiesa.

Comma 5) Prepara annualmente, entro il mese di febbraio, il bilancio consuntivo dell’anno trascorso e quello preventivo della chiesa, da sottoporre al Direttivo per l’approvazione.

Comma 6) Il Camerlengo può nominare un Vice che prende il nome di Economo.

Comma 7) per la gestione delle attività economiche ad essa demandata può costituire una apposita Commissione per gli Affari Economici.

Comma 8) Il Camerlengo presiede e convoca la Commissione economica e patrimoniale (beni ecclesiastici) del C.N.E.(*1) e fa parte della Curia Apostolica (*2)


Note

*1) Can. 16 comma 5 lett,d) Codex Canonum

*2) Can.21 comma 4 lett.c) Codex Canonum


venerdì 16 ottobre 2020

San Longino, martire

 San Longino

martire

San Longino, martire  (Cattedrale Arbëreshë di Piana degli Albanesi-PA)

Quinto Cassio Longino (Longinus) era un centurione romano nativo nella di Anxanum (odierna Lanciano), appartenente alla Legio X Fretensis ("dello Stretto") la legione romana allora di stanza in Siria, Fenicia e Giudea. Si trattava del soldato di cui parlano i Vangeli di Luca, Matteo e Giovanni che, prima che il corpo di Gesù fosse concesso a Giuseppe di Arimatea e a Nicodemo per la sepoltura, per assicurarsi che Gesù fosse morto trafisse con la propria lancia il costato di Gesù crocifisso, per accertare che fosse morto: « … ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. »  (Giov. 19,34). Longino, che si narra fosse orbo da un occhio, sarebbe guarito al contatto col sangue sprizzato dal costato di Gesù, tanto da raccoglierne parte in una ampolla e al momento della morte di Gesù esclamò: ”Costui era veramente il figlio di Dio (MC 15,39) - "vere iste Filius Dei erat - veramente costui era Figlio di Dio" (MT 27,54). Il nome del centurione, venerato come santo martire sia dalla Chiesa Ortodossa che da quella cattolica, non è presente nei vangeli canonici ma appare negli apocrifi Vangelo di Nicodemo e negli Atti di Pilato.

Simbolo della Legio X Fratensis

Convertitosi al cristianesimo, venne istruito nella fede dagli apostoli, si dimise dalla Legione ed andò a Cesarea di Cappadocia (odierna Kayseri -Turchia), notizia confermata da San Gregorio Nisseno (Epistola XVII,15) che nel IV sec. Longino era considerato l’evangelizzatore della Cappadocia, dove condusse una vita di santità, diffuse la notizia della Resurrezione, convertendo al cristianesimo molti gentili. Successivamente ritornò in Italia, facendo apostolato in Abruzzo, principalmente nella sua città natale di Anxanum, dove avrebbe predicato e donato tutti i suoi averi ai poveri, per poi andare a predicare in Lombardia, portando con sé il sangue raccolto dalla ferita di Gesù in un'ampolla, che aveva il dono di liquefarsi e poteri taumaturgici. Nei pressi di Mantova subì il martirio, si presume nell’anno 37. Secondo la Historia Ecclesiastica di Mantova, scritta nel 1612 da Ippolito Donesmondi, Longino giunse a Mantova nell'anno 36 portando con sé la reliquia del Santo Sangue, che nascose in un luogo segreto in prossimità del Tempio di Diana, qui predicò la buona novella tra i pagani e subì il martirio per decapitazione in un sobborgo chiamato Cappadocia venendo seppellito nel sito dove poi sorse la basilica di Sant’Andrea. Nell’anno 804, Sant’Andrea apostolo apparve in visione ad un fedele, indicando con precisione il luogo dove si trovava la cassetta portata da Longino e le ossa del martire. La notizia del ritrovamento giunse all’imperatore Carlo Magno e al papa Leone III che giunsero a Mantova per avallare l’evento. Le reliquie di Longino e la reliquia de “preziosissimo sangue di Cristo” sono conservate a Mantova nella Basilica di Sant’Andrea e soto oggetto di venerazione da parte dei fedeli.


Benché, a mio modesto parere, non c’entri nulla con Longino, credo sia opportuno parlare anche della cosiddetta Lancia di Longino, o Lancia del Destino, conservata a Vienna nel Palazzo Hofburg (ex residenza imperiale degli Asburgo), in quanto la stessa fu qualificata quale Lancea Longini nel XIII secolo dalla cancelleria papale. Probabilmente quella della sacra lancia (Heilige Lanze) va inserita nel contesto storico delle spade e lance magiche ed invincibili dell'immaginario proprie della mitologia germanica che serviva quale simbolo dell'invincibilità che l'imperatore, che oltre al potere temporale rivendicava anche un potere sacerdotale quale rappresentante di Cristo sulla terra. Le prime notizie sulla lancia appaiono nel X secolo quando fu identificata con la lancia di San Maurizio della Legione Tebana. Ne parla Liutprando di Cremona nel libro Antapodosis, dove narra che la lancia era stata donata dal conte Sansone al Re d'Italia Rodolfo II di Borgogna che a sua volta la donò, sembra nel 925, all’imperatore Enrico I l’Uccellatore e che in detta lancia erano erano incastonate quattro chiodi della Santa Croce, disposte a forma di croce. Pertanto l’identificazione di questa lancia con quella di Longino appare fantasiosa e non veritiera e il riconoscimento pontificio è stato soltanto un favore politico al Sacro Romano Impero, tanto che Carlo IV, nel 1354 ottenne anche la proclamazione di una giornata festiva in suo onore (Festa della Sacra Lancia). Il mito della sacra lancia è prettamente germanico e si inserisce più nella mitologia nordica che in quella cristiana. Von Eschenbach, autore del poema medievale Parsifal (o Percivalle, personaggio del ciclo arturiano dei Cavalieri della Tavola Rotonda)  parla di una lancia sanguinante che, nel castello del Graal  ha ferito il re Pescatore (personaggio presente nel Romanzo di Percival o racconto del Graal di Cretién de Troyes e nel Giuseppe di Arimatea di Robert de Boron). Il ruolo magico della lancia, il suo recupero per opera di Parsifal, la saga dei cavalieri del graal esercitarono grande fascinazione popolare, tanto che il più grande compositore tedesco Richard Wagner gli dedicò il suo ultimo dramma musicale denominato Parsifal. Del mito della sacra lancia si impossessò il nazionalsocialismo, che riproponeva il Terzo Reich come rifondazione dell’Impero (Dritter Reich) e Adolf Hitler come il continuatore della politica imperiale degli Ottoni e vedeva nella lancia il simbolo della sacralità della missione e dell’invincibilità germanica. Hitler, spogliando la sacra lancia di ogni simbologia cristiana (il nazionalsocialismo era intrinsecamente neo-pagano e ammirava semmai l’Islam quale religione guerriera, tanto che il Gran Mufti di Gerusalemme chiamò tutta la Umma o Comunità Islamica alla guerra santa a fianco della Germania Nazista) trafugò la reliquia da Vienna e la portò a Norimberga, dove fu collocata nella basilica di santa Caterina, trasformata in un santuario mistico ed esoterico. Nel 1945, dopo l’occupazione delle truppe americane di Norimberga la lancia fu ritrovata e restituita all’Austria e, tutt’oggi fa parte del tesoro imperiale del Palazzo museo Hofburg di Vienna.

Mons. Filippo Ortenzi