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mercoledì 6 settembre 2023

6 settembre 1955 - Pogrom islamico a Istanbul

 6 settembre 1955 - Pogrom islamico a Istanbul



Il 6 settembre 1955, fomentati dal Partito Democratico  del

primo ministro Adnan Menderes e dagli imam delle moschee

sunnite, decine di migliaia di musulmani turchi assaltano la

minoranza cristiana   greco-ortodossa di Istambul, allora

composta da oltre 200.000 persone, uccidendo una ventina

di cristiani, ferendone  decine di donne, saccheggiando e

incendiando oltre 4000 abitazioni, 110 alberghi 27

farmacie, 23 scuole, 21 farmacie e 73 chiese. 

La violenza oltre che sulla minoranza romea (romani di

lingua greca e religione ortodossa) si estese anche contro

gli altri cristiani: armeni e assiri e contro la

comunità ebraica. 

Conseguenza del pogrom fu la diaspora cristiana da Istanbul,

riducendo dal 55 ad oggi la presenza greco-ortodossa di

quella che per per oltre 1600 anni si è chiamata Costantinopoli

- Nuova Roma ad appena 2.500 persone.   



La decantata clemenza e misericordia, di quella  che

Papa Francesco ha definito "una religione di pace "

si era già palesata nel secolo scorso, quando dal 1915

a 1919, i musulmani turchi si erano resi responsabili 

della pulizia etnica e del genocidio (Medz Yeghern)degli armeni dell'Anatolia, che ebbero 1.500.000

(un milione e mezzo) di morti e centinaia di migliaia

di sfollati, e del meno noto genocidio assiro (Seyfo)

che riguardò 750.000 persone, due etnie massacrate

unicamente perché di religione cristiana e, di

conseguenza, “infedeli”.



Va ricordato che l'Islam ha un concetto di morale e

bene diverso da quello cristiano e il Corano (2:191)

espressamente ordina ai musulmani:

"uccideteli ovunque li incontrate e scacciateli..."   

Perché ricordiamo i fatti del ‘55? Non soltanto per

non dimenticare il pericolo che rappresentato per le

minoranze cristiane in terra islamica ma anche per

quello potenziale rappresentato dall’invasione islamica

in atto nei paesi a maggioranza cristiana ed anche

perché, in questi giorni, si rischia un nuovo genocidio

e pulizia etnica, ad opera degli azeri supportati da

milizie jhaidiste turche, contro le popolazioni di

etnia armene e fede cristiana ortodossa del

Nagorno-Karabakh. 

Sembra che della sorte degli armeni del Karabakh

non interessi a nessuno, non interessa il Vaticano

(il Papa si fa paladino soltanto dei musulmani

rohingya del Myanmar o uiguri della Cina,

dimenticando che queste popolazioni quando

hanno avuto governi islamici propri, la prima

cosa che hanno fatto fu di sterminare

missionari e convertiti locali al cristianesimo)

e neppure i paesi europei che non

riconoscono il governo armeno karabakho

della Repubblica di Artsakh. 

Purtroppo la NATO è interessata a mantenere

i buoni rapporti con gli Stati e le Teocrazie

petrolifere islamiche e degli armeni, senza

petrolio ed invisi all’atlantica Turchia,  non

interessa nulla.

Inoltre la Russia, che fino a ieri si era posta

a garante dell'incolumità fisica delle

minoranze cristiane nel mondo islamico e

della difesa degli armeni del Karabakh è

impegnata in una guerra fratricida in Ucraina

e non può più garantire quella difesa

che fino a ieri ne aveva permesso la

sopravvivenza. 

L'Italia, non soltanto si è dimenticata di

essere l’erede spirituale di Roma, ma ha

rinunciato, in nome della sudditanza atlantica,

non soltanto ad avere una linea

diplomatica di pacificatrice tra le parti ma

anche a difendere le minoranze cristiane

perseguitate e discriminate del mondo.



Filippo Ortenzi

Arcivescovo della Chiesa Ortodossa Italiana

chiesaortodossaitaliana@gmail.com

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