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giovedì 14 febbraio 2019

Festa di San Valentino e benedizione dei fidanzati

Festa di San Valentino
 e benedizione dei fidanzati
Oggi le Chiese Cristiane (Cattolica, Ortodossa, Anglicana) festeggiano San Valentino, vescovo di Terni, morto martire il 14 febbraio, decapitato durante la persecuzione di Aureliano dopo che aveva celebrato un matrimonio tra una ragazza cristiana con un legionario romano. E' universalmente conosciuto come il Patrono degli innamorati.
A tal riguardo si ricorda che la  Chiesa Ortodossa Italiana durante la festa di San Valentino del 2016, in diretta televisiva (Canale 5 - trasmissione di Barbara D'Urso) ha ristabilito l'antico rito apostolico della benedizione dei fidanzati,
Gabriela ed Antonio Berardo, i primi fidanzati benedetti dalla nostra Chiesa


Qui sotto riportiamo il Canone sul Fidanzamento Ortodosso del Corpus Canonum della Ecclesia Orthodoxa Italica





 Il Fidanzamento Ortodosso

     Il fidanzamento (lat. proelio greco symploki) è la solennizzazione delle promesse di matrimonio e il periodo nel quale due persone si frequentino e si scoprono reciprocamente.  Per coloro che sono stati chiamati da Dio alla vita coniugale la felicità umana dipende, in gran parte, dalle scelte della coppia che si prepara a convivere per il resto della vita nel matrimonio pertanto  due persone che si vogliono bene, ma che ancora non hanno deciso di donarsi totalmente all’altro nel matrimonio devono essere avere reciproco rispetto al fine di prepararsi ad un felice e duraturo matrimonio.
     La Chiesa Ortodossa Italiana (www.chiesa-ortodossa.com), in conformità alla tradizione ortodossa, benedice il fidanzamento o promessa di matrimonio, con apposito rito (mnistia o Rito di Fidanzamento). Il rito di fidanzamento, in modo da annunciare a tutta la comunità dei credenti che due persone si sono promessi l’uno all’altra, anche se ancora il loro matrimonio non è stato celebrato. Nel rito del fidanzamento il sacerdote mette gli anelli al dito dei fidanzati e recita la formula di rito (*1).
     Dalla promessa di matrimonio non consegue l'azione per esigerne la celebrazione; consegue, invece, quella per la riparazione dei danni, se dovuta.   
       I parroci sono tenuti a offrire:
            a)  una adeguata catechesi (corsi prematrimoniali), mediante i quali i fedeli vengano istruiti sul significato del matrimonio cristiano e sul compito dei coniugi e genitori cristiani;
            b) la preparazione dei fidanzati alla celebrazione del matrimonio, per cui gli sposi si dispongano alla santità e ai doveri del loro nuovo stato.

Nota

(*1) - Il servo di Dio (nome) riceve per fidanzata la serva di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen. Allo stesso modo, la formula si ripete per la sposa: La serva di Dio (nome) riceve per fidanzato il servo di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen.


Sua Beatitudine Filippo Ortenzi


mercoledì 13 febbraio 2019

13 febbraio: Santi Aquila e Priscilla, sposi e martiri, discepoli di San Paolo

13 febbraio

Santi Aquila e Priscilla, sposi e martiri, discepoli di San Paolo




Aquila e Priscilla erano due coniugi giudeo-cristiani, molto cari all'apostolo s. Paolo per la loro fervente e molteplice collaborazione alla causa del Vangelo. Aquila, giudeo originario del Pònto, trasferitosi in tempo imprecisato a Roma, sposò Priscilla o Prisca, come è due volte chiamata.
Troviamo i due santi per la prima volta a Corinto, quando Paolo vi arrivò nel suo secondo viaggio apostolico l'anno 51: essi erano venuti da poco nella capitale dell'Acaia provenienti da Roma, loro abituale dimora, in seguito al decreto dell'imperatore Claudio, che ordinava l'espulsione da Roma di tutti i giudei, fossero essi cristiani, o meno. Aquila e Priscilla erano probabilmente cristiani prima del loro incontro con Paolo a Corinto, come sembra suggerire la familiarità che subito nacque tra di loro, benché il Sinassario Costantinopolitano li dica battezzati da Paolo. L'apostolo intuì subito le buone qualità dei due coniugi e l'utilità che ne poteva trarre per la sua difficile missione a Corinto e chiese o accettò di essere loro ospite. Esercitando essi il medesimo mestiere di Paolo (fabbricanti di tende), diedero all'apostolo agio di poter lavorare e provvedersi il necessario alla vita senza essere di peso a nessuno. Quando poco dopo si dice che Paolo, lasciata la sinagoga, "entrò nella casa d'un tale Tizio Giusto, proselita", non è necessario pensare che abbia lasciato la casa di Aquila e Priscilla; I'apostolo, abbandonata la sinagoga per il rifiuto dei giudei a convertirsi, avrebbe scelto come luogo di predicazione e di culto la casa vicina ad essa, quella del proselita Tizio Giusto, mantenendo però come dimora abituale durante l'anno e mezzo che rimase a Corinto la casa di Aquila e Priscilla. È opportuno notare a questo riguardo che non si dice fungesse da "chiesa domestica" l'abitazione dei due a Corinto, come era invece il caso di quelle che essi avevano a Roma e a Efeso. Quando s. Paolo, terminata la sua missione a Corinto, volle fare ritorno in Siria, ebbe compagni di viaggio A. e P. fino ad Efeso, dove essi rimasero. L'oggetto del loro viaggio potrà essere stato commerciale, ma l'averlo fatto coincidere con quello di Paolo indica, oltre alla loro stima ed amore per lui, che essi non erano estranei alle sue preoccupazioni apostoliche. Ad Efeso infatti li vediamo premurosi, dopo la partenza dell'apostolo, nell'istruire "nella via del Signore", cioè nella catechesi cristiana, nientemeno che il celebre Apollo, l'eloquente giudeo-alessandrino, versatissimo nelle Scritture, ma ignaro di qualche punto essenziale della nuova dottrina c ristiana, come il battesimo di Gesù. Aquila e Priscilla, mossi da apostolico zelo, si presero cura di completare la sua istruzione e probabilmente di battezzarlo prima che egli partisse per Corinto. Ad Efeso offrirono la loro casa a servizio della comunità per le adunanze cultuali (ecclesia domestica) e, secondo la lezione di alcuni codd. greci, seguiti dalla Volgata latina, s. Paolo sarebbe stato loro ospite anche ad Efeso, come già lo era stato a Corinto. Scrivendo infatti da Efeso (verso il 55) la prima lettera ai Corinti, dice: "Molti saluti nel Signore vi mandano Aquila e Priscilla, con quelli che nella loro casa si adunano, dei quali sono ospite". Ma l'elogio più caldo di Aquila e Priscilla Io fa l'apostolo scrivendo da Corinto ai Romani nell'a. 58 (intanto i due coniugi per ragione del loro commercio si erano trasferiti a Roma). Nella lunga serie di venticinque persone salutate nel c. 16 della lettera ai Romani Aquila e Priscilla sono i primi: "Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù: per salvare a me la vita, essi hanno rischiato la testa; a loro non solo io rendo grazie, ma anche tutte le Chiese dei gentili. Salutate anche la comunità che si aduna in casa loro". In queste parole si sente l'animo grato dell'apostolo per i suoi insigni benefattori, che con grave loro pericolo gli hanno salvato la vita, in un'occasione non meglio precisata: forse ad Efeso, durante il tumulto degli argentieri capeggiati da Demetrio. Grande lode è poi per i due santi sposi che tutte le Chiese dei gentili siano loro debitrici d i gratitudine; di tre delle principali - Corinto, Efeso, Roma - si è fatto cenno nei testi sopracitati. L'ultima menzione di Aquila e Priscilla l'abbiamo nell'ultima lettera di s. Paolo che, prigioniero di Cristo per la seconda volta a Roma, scrive al suo discepolo Timoteo, vescovo di Efeso, incaricandolo di salutare Priscilla e Aquila, che di nuovo si erano recati ad Efeso. Niente si può asserire con certezza sul tempo, luogo e genere di morte di Aquila e Priscilla, dato che le uniche fonti su di essi sono le poche notizie bibliche citate. Alcuni, volendo identificare Priscilla, moglie di Aquila, con la vergine e martire romana s. Prisca. venerata nella chiesa omonima sull'Aventino, e con Priscilla, la titolare delle Catacombe della Via Salaria, e credendo altresì ravvisare nel nome di Aquila qualcuno della gens Acilia collegata con le dette Catacombe, li fanno martiri, anzi, prendendo occasione dal "cervices suas supposuerunt" di Rom. 16,4. determinano il genere di martirio: la decapitazione.

Autore:
Teofilo Garcia de Orbiso

domenica 10 febbraio 2019

CGIL CISL UIL contro i pensionandi, i poveri e i precari

CGIL CISL UIL 
contro i  pensionandi, i  poveri e i precari

Dichiarazione del vescovo Filippo Ortenzi, della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala:

"CGIL CISL UIL hanno manifestato a Roma,  contro il Governo del Cambiamento, per contestare il diritto alla pensione e il ricambio generazionale (quota 100), la lotta alla precarietà (Decreto Dignità) e la lotta alla povertà (reddito di cittadinanza). Nel corso della manifestazione, mentre l'Italia commemorava i concittadini trucidati dalle bande comuniste titine e la pulizia etnica anti-italiana nella Venezia Giulia e Dalmazia, hanno riaffermato l'attualità della lotta partigiana (cosa che evidentemente condividono anche i  neo-resistenti antifascisti di estrema sinistra che a Torino hanno devastato la città ed aggredito le forze dell'ordine) nonché il diritto degli immigrati clandestini ad invadere il nostro Paese.  VERGOGNA"

Pro Aris et Focis


sabato 9 febbraio 2019

9 febbraio: San Niceforo martire

9 febbraio: San Niceforo martire 

 

Luca 21,12-19

Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

San Niceforo visse sotto gli imperatori Valeriano (253-260) e Gallieno (253-268) ad Antiochia, in Siria. Egli aveva un amico di nome Saprizio che era sacerdote cristiano, ma l'amicizia, a causa di alcune controversie, si trasformò in odio. Quando si sollevò la persecuzione contro i cristiani, Saprizio venne arrestato e torturato. Vedendo questo, san Niceforo lo pregò, in quanto destinato a divenire martire di Cristo, di dimenticare la loro inimicizia, ma il sacerdote gli rifiutò il perdono e per questo gli venne tolta la grazia del martirio. Ormai vicino alla gloria del martirio, infatti, mentre lo conducevano alla decapitazione, Saprizio accetto di offrire sacrificio agli idoli, vedendo questo San Niceforo andò ad offrire la sua testa accettando il sacrificio per Cristo al posto suo.

(tratto da www.calendariobizantino.it) 

venerdì 8 febbraio 2019

8 febbraio: San Teodoro lo Stratilate

8 febbraio: San Teodoro lo Stratilate



Matteo 10,16-22

Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.


San Teodoro martire proveniva da Eucaita in Galazia, nell'odierna Turchia, e fu un valoroso generale. Quando l'Imperatore Licinio (308-324) seppe che era cristiano lo convocò, ma Teodoro rimandò i messaggeri con la richiesta che fosse lo stesso Imperatore ad andare da lui ad Eraclea. Licinio accolse la richiesta, vedendo in questo il segno di un allontanamento di Teodoro da Cristo. L'Imperatore si recò dunque da Teodoro convinto che con il suo aiuto avrebbe convertito al culto degli idoli numerosi cristiani, così, seduto in mezzo al popolo, chiese pubblicamente a Teodoro di fare sacrifici agli dei. Teodoro ottenne che l'Imperatore gli affidasse il più prezioso dei suoi idoli, quello d'oro e d'argento, perché lo portasse a casa con la promessa che il giorno dopo avrebbe reso onore all'idolo davanti a tutti.
Durante la notte il Santo fece a pezzi l'idolo e distribuì l'oro e l'argento ai poveri. Il giorno dopo un centurione di nome Massenzio disse a Licinio di aver visto un povero portare la testa di Artemide, a questo punto Teodoro confessò Cristo, lasciando che Licinio scatenasse su di lui la propria ira; il Santo fu torturato e crocifisso e il suo corpo venne lacerato, poi fu lasciato sulla croce a morire. Quando il giorno dopo l'Imperatore mandò a prendere il corpo del Santo per gettarlo in mare i soldati lo trovarono vivo e con il corpo integro, grazie a questo molti credettero in Cristo. Vedendo i suoi uomini rivolgersi a Cristo e la città in subbuglio, nel 320 Licinio fece decapitare Teodoro.

(tratto da www.calendariobizantino.it)

martedì 5 febbraio 2019

Sant'Agata di Catania - Diaconessa

Sant'Agata di Catania - Diaconessa
«Tu che splendi in Paradiso,

coronata di vittoria,
Oh Sant'Agata la gloria,
per noi prega, prega di lassù»
(Canto a Sant'Agata)
Sant'Agata, patrona di Catania e tantissime altre località, è una delle Sante più venerate dalla cristianità. Di famiglia benestante, era una diaconessa dedita alla carità, all'apostolato e alla catechesi che fu messa a morte il 5 febbraio 251 durante la persecuzione di Decio per non aver abiurato alla fede cristiana.

La Chiesa Cattolica, che ha abrogato l'ordine apostolico delle diaconesse, evita di ricordare che detta santa era un membro del clero cristiano, al riguardo la nostra Chiesa Ortodossa Italiana ha ristabilito l'ordine delle Diaconesse e sta avendo un forte interesse da parte di tante donne che vogliono mettersi al servizio della Chiesa e dei fratelli.
nella foto il vescovo Filippo con le diaconesse Madre Gabriella e Madre Maria

Riportiamo il Canone 48 del Corpus Canonum della nostra Chiesa che prevede la possibilità di ordinare diaconesse:

Comma 4) Per la consacrazione a diaconessa è prescritto che la candidata:
a) sia donna di fede, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, saggezza, prudenza e virtù umane, e inoltre dotata di tutte le altre qualità che la rendono adatta a compiere l'ufficio in questione;
b) sia irreprensibile e goda di buona reputazione;
c) se sposata sia un buona moglie e madre di famiglia, con figli credenti e che non possono essere accusati di dissolutezza o siano insubordinati;
d) abbia almeno 40 (quaranta) anni di età (*2),  e non senza diligente esame (*3)  salvo speciale deroga, motivata, da parte del Santo Sinodo;
e) sia scelta preferibilmente tra le vergini, le vedove, le mogli dei vescovi e dei presbiteri e tra le monache (ierodiaconesse).
f) abbia ricevuto un'adeguata preparazione, conseguito  il diploma in  Teologia  nell'Accademia Ortodossa San Nicodemo l'Aghiorita o in altro in  istituto statale o religioso approvato dalla Cancelleria Metropolitana, oppure sia riconosciuta esperta in tali discipline ed abbia svolto il tirocinio quale Accolita nelle comunità ecclesiali e ne sia dichiarata degno dal Vescovo, sentito l'Arcivescovo Metropolita;

(*2) -(“nessuna diaconessa sia ordinata prima  dei 40” Concilio di Costantinopoli, canone XIV – Canone XV del Concilio Ecumenico di Calcedonia – Canone XIV Concilio Ecumenico in Trullo)
(*3)  - (Concilio di Calcedonia – Canone XIII)





sabato 2 febbraio 2019

FESTA della Presentazione di Gesù al Tempio (Hypapante o Candelora)

FESTA della Presentazione di Gesù al Tempio (Hypapante o Candelora)
Il 2 febbraio viene celebrata la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio, nota nel mondo ortodosso come Hypapante (Incontro) e in occidente come Candelora. Nel Vangelo di Luca (capitolo 2) è riportato che la Sacra Famiglia, in ottemperanza alla legge ebraica, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione. Riportiamo da Santi e Beati (www.santiebeati.it): "L'incontro del Signore con Simeone e Anna nel Tempio accentua l'aspetto sacrificale della celebrazione e la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo, poiché quaranta giorni dopo la sua divina maternità la profezia di Simeone le fa intravedere le prospettive della sua sofferenza: "Una spada ti trafiggerà l'anima": Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio."

Dal Vangelo secondo Luca:

Luca 2,22-39

22 Quando poi furono compiuti i giorni della purificazione di lei secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà chiamato santo al Signore», 24 e per offrire in sacrificio, come è detto nella legge del Signore, un paio di tortore o due giovani colombi.
Simeone e Anna
25 Or ecco, vi era a Gerusalemme un uomo chiamato Simeone; quest'uomo era giusto e pio e aspettava la consolazione d'Israele; e lo Spirito Santo era su di lui. 26 E gli era stato divinamente rivelato dallo Spirito Santo, che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. 27 Egli dunque, mosso dallo Spirito, venne nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù, per fare a suo riguardo quanto prescriveva la legge, 28 egli lo prese tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29 «Ora, Signore, lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola, 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza 31 che tu hai preparato davanti a tutti i popoli; 32 luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». 33 E Giuseppe e la madre del bambino si meravigliavano delle cose che si dicevano di lui. 34 Poi Simeone li benedisse e disse a Maria sua madre: «Ecco, costui è posto per la caduta e per l'innalzamento di molti in Israele e per essere segno di contraddizione, 35 e a te stessa una spada trafiggerà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 36 Vi era anche Anna, una profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser, la quale era molto avanzata in età, avendo vissuto dopo la sua verginità sette anni con il marito. 37 Ella era vedova e, sebbene avesse ormaiottantaquattro anni, non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta ella pure in quel momento, lodava il Signore e parlava di quel bambinoa tutti coloro che aspettavano la redenzione in Gerusalemme.
Gesù fanciullo in mezzo ai dottori
39 Ora, quando ebbero compiuto tutto quello che riguardava l'osservanza della legge del Signore, ritornarono in Galilea, nella loro città di Nazaret.

Al Tempio Maria e Giuseppe incontrano Simeone e Anna. Simeone, definisce Gesù "luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (cfr Lc 2,30-32). Da qui, la festa del 2 febbraio assume il senso di "festa della luce". L'origine di tale festa risale alla Chiesa di Gerusalemme (il cui primo vescovo fu Giacomo il Giusto, fratello del Signore) e, successivamente,  ebbe enorme diffusione in Oriente ed anche in Occidente, soprattutto in Gallia e nel rito gallicano (una variante del quale è in uso anche dalla Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala) dove iniziò l'usanza di celebrare l'avvenimento con solenne processioni e con e la benedizione delle candele (da cui il termine "candelora").

Filippo Ortenzi 
episcopo della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala