Papa Gregorio XIII
e la strage di San Bartolomeo
Papa Gregorio XIII (al secolo Ugo Boncompagni) è un personaggio famoso, non fosse altro che il suo nome è collegato alla riforma del calendario giuliano che, da allora si chiama Calendario Gregoriano (quello attualmente in uso anche in Italia). Ma da bravo cattolico, nel nome di quella misericordia che tanto sbandierano i papisti, fu anche un criminale e nepotista. Perseguitò gli ebrei (sua è la Bolla: Antiqua Iudeorum improbitas con la quale scatenava l'inquisizione contro di loro), al contempo ne cercò la conversione forzata (all'uopo aveva costituito un apposito Collegio dei Neofiti). Organizzò rivolte dei cattolici irlandesi contro la corona britannica rea di essere anglicana. Organizzò complotti in Svezia per strappare detto paese al luteranesimo. Dopo l'occupazione da parte della cattolicissima Polonia dei Paesi Baltici cercò di farne attuale la cattolicizzazione forzata per sradicarne la religione evangelica e quella ortodossa (cosa che riuscì in Lituania meno in Estonia e Lettonia). Per l'evangelizzazione degli ortodossi creò addirittura un apposito Collegio dei Greci. Ma, durante il suo pontificato, la più cruenta lotta per estirpare il protestantesimo fu effettuata in Francia. Il 24 agosto del 1572, passato alla storia come Notte di San Bartolomeo o Strage di Parigi, per ordine del Re cattolico di Francia, Carlo IX, le soldataglie cattoliche assaltarono gli ugonotti (calvinisti) uccidendone, in due giorni, circa 30.000 nella sola Parigi, comprese donne, vecchi e bambini. La strage si diffuse nel resto del paese, per estirpare il protestantesimo, che allora rappresentava oltre il 15% della popolazione per lo più appartenente alla nobiltà, alle professioni liberali ed alle classi colte della nazione. Sotto la spinta dei preti cattolici, dei funzionari e delle milizie statali il popolino cattolico fece stragi di migliaia e migliaia di persone a Bordeaux, Meaux, Lione, Tolosa, Albi, Orange, Orleans, Valence, Rouen ecc, La decisione della strage, forse, non va ascritta alla volontà del Papa ma a quella del Re, ma è indubbio che dallo stesso fu condivisa ed avallata, e lo dimostra che face cantare Te Deum di ringraziamento a Roma ed altrettanti ne furono fatte dal clero cattolico in tutto il mondo. Capo di una setta intrinsecamente ipocrita dove formalmente il clero dovrebbe essere celibe diede titoli nobiliari e incarichi importanti (quali ad es. Prefetto di Castel Sant'Angelo) al figlio Giacomo, nominò altresì Cardinale il nipote Filippo Guastavillani, ed un altro, di nome Cristoforo lo nominò Arcivescovo di Ravenna.
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