Costituito Comitato di postulazione per la Causa di Glorificazione di Padre Ugo Bassi
La figura di Ugo Bassi è una delle più luminose del Risorgimento, sacerdote barnabita, patriota e garibaldino si è opposto al potere temporale delle Chiesa Cattolica e, giustamente, può essere considerato un precursore della necessità di costituire una Chiesa Nazionale italiana. Ed è per questo che la sua figura è guardata con estremo interesse dalla Chiesa Ortodossa Italiana, che quell'idea ha raccolto e l'ha fatta propria.
Ugo Bassi, nato Giuseppe (nato a Cento il 12 agosto 1801 e assassinato a Bologna l'8 agosto 1849), prese il nome religioso di Ugo in onore del poeta Ugo Foscolo. Sacerdote barnabita dei Chierici regolari di San Paolo - (lat.: clerici regulares Sancti Pauli), ordine dedito alla vita comunitaria in povertà e per questo oggetto di diffidenza da parte della Chiesa Cattolica che più volte li mandò a giudizio dell’Inquisizione perché accusati di seguire le eresie delle beghine (o bagardi) e dei poveri di Lione (valdesi), movimenti pauperistici che criticavano l’opulenza e il potere temporale della Chiesa. Come tutti i barnabiti fu attivo nell’apostolato cristiano e nell’educazione dei giovani in scuole, convitti e oratori nello spirito dell’ordine che è quello di «rianimare lo spirito ecclesiastico e lo zelo per le anime tra il clero». Fu un predicatore piuttosto famoso e, nei suoi lunghi e numerosi viaggi per l'Italia, vivendo sempre in povertà, fu seguito spesso da molte persone attratte dalla sua testimonianza di fede. Adolescente durante l'età napoleonica, studia nel collegio Barnabita di Bologna ed in questo momento si avvicina verso gli ambienti culturali patriottici e liberali. Rimane affascinato dal Proclama che Gioacchino Murat lancia da Rimini nel 1815, parlando per la prima volta di una Italia libera e unita. Fugge dal collegio per arruolarsi, ma per la giovane età viene rifiutato. Nelle sue prediche spesso: la denuncia della corruzione del clero, la critica dell’operato della corte pontificia con violente invettive contro ”iniqua Roma avara metropoli sentina di vizi“, la polemica contro l'odioso ordine dei gesuiti (visti come i difensori dell'oppressione clerico-feudale e nemici del popolo e della Patria, che vennero attaccati anche dall'abate piemontese padre Vincenzo Gioberti, liberale neo-guelfo e moderato col libro "Il gesuita moderno"). A Genova le sue invettive contro i gesuiti, gli procurarono oltre che l'ostilità di detta compagnia anche della Lega Cattolica e della gerarchia della Chiesa, ma si deve anche a lui se Sua Maestà Carlo Alberto (i due si stimavano reciprocamente tanto che ottenne anche una udienza da parte del Re) promulgò il 28 agosto 1948 una legge (la legge n.777) con la quale, anche al fine di fermare i numerosi tumulti e le manifestazioni antigesuitiche che a Genova erano degenerate in rivolte violente, ma erano altrettanto animose anche in Sardegna (a Cagliari e a Sassari dove i gesuiti erano stati espulsi a furor di popolo) e in Piemonte: a Chieri, Novara, Torino, Saluzzo ecc. ne decretava l'espulsione dal Regno di Sardegna. Le sue continue prediche per la riscoperta dell'ortodossia cristiana dei primi secoli contro la degenerazione cattolica, la corruzione del clero e il potere temporale gli procurarono espulsioni dal Ducato di Parma, dal Lombardo Veneto e la proibizione a predicare negli Stati Pontifici. Per le sue posizioni patriottiche e antigesuitiche gli fu vietato, nel 1840, di predicare negli Stati Pontifici nonché di accedere nel Regno Lombardo Veneto. Ugo Bassi si trovava ad Ancona quando seguì come cappellano i volontari pontifici del Gen. Durando che stavano partendo per unirsi all’esercito sabaudo nella Prima guerra d'indipendenza. Con acceso patriottismo diffuse lo spirito rivoluzionario fra i soldati, come prima aveva infuso quello religioso nella popolazione civile. Fu ferito a Treviso il 12 maggio 1848 e portato a Venezia, all'epoca governata dall'Austria. Rimase nella città lagunare e, dopo la sua guarigione combatté per la Repubblica di San Marco (1848-49). Sempre nel 1848 il Papa Pio IX, sentito il Generale dei Barnabiti, ne decretò la secolarizzazione, ciò nonostante il Basi continuò a sentirsi un sacerdote e comportarsi come tale. Nel 1849 è a Roma, dove assiste alla nascita della Repubblica Romana e viene nominato cappellano della Legione di Garibaldi. Così Bassi descrive l'incontro con l'Eroe dei Due Mondi: "Garibaldi è l'Eroe più degno di poema, che io sperassi in vita mia di vedere. Le nostre anime si sono congiunte come se fossero state sorelle in cielo prima di trovarsi nelle vie della terra". Bassi seguì Garibaldi nei combattimenti di Palestrina, Velletri, Roccasecca, dove venne ferito a un piede, e sul Gianicolo. Fino alla resa di Roma rimase in prima fila prestando assistenza religiosa ai combattenti della Repubblica ed anche ai nemici francesi feriti e catturati. Il 2 luglio pronunciò l’ultimo discorso: celebrando in S. Lorenzo in Lucina l’elogio funebre per la morte di Luciano Manara ebbe parole dure contro gli artefici della caduta della Repubblica. A Roma combatté, curò i feriti, rincuorò i soldati. Dopo la caduta della Repubblica Romana fuggì alla volta di Venezia con Garibaldi, Francesco Nullo, Ciceruacchio, Giovanni Livraghi e altri. Giunto nella Repubblica di San Marino, il gruppo si separò. Bassi, partito da San Marino, con Livraghi, cadde per la seconda volta nelle mani degli austriaci il 3 agosto nei pressi di Comacchio e furono rinchiuso nella torretta neomedievale di Villa Spada. Il 7 agosto, senza aver subito alcun processo, vengono condannati a morte e il giorno successivo vengono portati in via della Certosa, fucilati e buttati in una unica fossa all'altezza degli archi 66/67 del portico in cui oggi sorge la Torre di Maratona dello Stadio. Morì recitando l’Ave Maria. Alla morte, mancavano quattro giorni al compimento dei quarantotto anni. Il 18 agosto 1849 gli austriaci, per impedire che i cittadini di Bologna manifestassero i propri sentimenti di approvazione e affetto sulla tomba del Bassi, riesumarono il suo corpo traslandolo nel cimitero della Certosa. Dall'8 agosto 1940, con una cerimonia di propaganda organizzata dal regime fascista, i suoi resti sono traslati in un sarcofago posto all'interno del sacrario dei Caduti della Grande Guerra. Negli anni ’80 del secolo scorso, fu riscoperto nell’ambito dell’operazione culturale denominata Socialismo Tricolore da Bettino Craxi che fu un ammiratore del suo patriottismo e delle sue profonde convinzioni civili e religiose. Don Ugo Bassi che vedeva nel Risorgimento un ideale cristiano di libertà e carità e per esso diede la vita è, oltre che un martire del Risorgimento italiano anche della Massoneria, che di quel risorgimento ne fu l’anima (tutti e quattro i Padri della Patria: Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Mazzini e Cavour erano massoni) anche un precursore dell’esigenza di una Chiesa Nazionale e Patriottica, come stiamo faticosamente cercando di realizzare noi della Chiesa Ortodossa Italiana.
Il Codex Canonum della Ecclesia Orthodoxa Italica (Canoni della Chiesa Ortodossa Italiana) al Canone n. 93 (la Glorificazione dei Santi) accogliendo una prassi in uso nella Chiesa Ortodossa Greca, ammette al comma 4) anche gli etnomartiri: La Chiesa Ortodossa Italiana può riconoscere Santi anche cristiani italiani di particolare valore morale e spirituale morti non in “odio alla fede” (in odiun fidei) ma in “odio alla Patria” (in odium Patriae).
Il valore morale e spirituale di padre Ugo Bassi è indubbio, avendo dedicato la vita, oltre che per gli Ideali di Patria e Libertà, anche nell'assistenza ai poveri, agli ammalati (come la cura dei colerosi dell'Olivella di Palermo e dei feriti nella battaglia di Roma, senza distinzione se fossero patrioti italiani o dell'armata cattolica francese), non dimentichiamo che a Palermo nel 1837, a Palermo, i suoi richiami alla purezza della vita dei primi tempi cristiani e all'applicazione totale dei principi evangelici furono osteggiati non solo dal Regime Borbonico che vi intravedeva un pericoloso intento politico e una visione di rinnovamento della società civile ma anche del clero cattolico, che difendeva con i denti i propri privilegi feudali ed era spesso un "instrumentum regni" utile alle classi dominanti per tenere nell'ignoranza e sfruttare il popolo.
Ai sensi del Canone n. 92 – Comma 1 si è costituito un comitato di postulazione promosso dall'imprenditore torinese Giuseppe Frecchio, dall'imprenditore romano padre Danile, Gran Priore della Confraternita della Milizia di San Michele Arcangelo, dai calabresi avvocato principe Giuseppe Francesco Maria Fràncica Mayo di Belforte e Panaja (Sovrana Gran Loggia Garibaldini d'Italia) e Daniele Gregorio Scalise (Presidente Confederazione Nazionale ESAARCO), dal napoletano dott. Francesco Vecchio (Cavalieri del Tempio di Salomone), dall'ex primario medico messinese dott. Carmelo La Rosa (Sentinelle della Pietà del Pellicano "Argonauti del Santo Graal"), al comitato ha aderito anche l'ecclesiastico francese padre Richard Marty di Cannes, Delegato Apostolico della Chiesa Ortodossa Italiana in Francia. Portavoce e addetto stampa del Comitato di Postulazione è stato nominato il giornalista romano Paolo Miki D'Agostini (Direttore del quotidiano Roma Sera).
Coloro che vogliono aderire al Comitato possono scrivere alla Cancelleria della Chiesa: chiesaortodossaitaliana@gmail.com
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