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lunedì 25 luglio 2022

IL DUBBIO




Nell' ultimo corso  sull' esorcismo, riservato  ai presbiteri  della  nostra  chiesa e tenuto  dal Professor Massimo Giusio, ci siamo imbattuti su una parola: “ il dubbio" , questo per valutare,  con una seria anamnesi,  se era utile un esorcismo.

Nella accezione comune tra fede e dubbio esiste quanto meno una differenza, per non dire che sono in qualche modo alternative; dove c’è la fede non c’è il dubbio, e dove c’è dubbio non c’è la fede.

La figura del Vangelo emblematica di questa alternativa è naturalmente l’apostolo Tommaso che, per primo, ha messo in discussione il fatto centrale della fede cristiana, cioè la risurrezione di Gesù, e quindi ha dubitato dell’evento costitutivo del cristianesimo. Però proprio lui, che ha incarnato questo dubbio radicale, è anche colui che sfocia nella prima grande confessione di fede, la più grande confessione di fede di tutta la Bibbia, chiamando Gesù non solo “mio Signore”, ma “Dio mio”. Tommaso è quindi l’emblema della transizione dal dubbio radicale alla fede suprema.

Possiamo anche citare Agostino che  diceva che il dubbio è una condizione necessaria per arrivare alla verità, perché attraverso il dubbio agisce il pensiero e addirittura diceva che per dubitare della verità dobbiamo già essere nella verità, quindi racchiude in sé delle contraddizioni.


Un altro episodio evangelico che ci interroga sul rapporto tra dubbio e fede è quello  dall’evangelo di Marco, al capitolo 9,14-27

“E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi”.

Qui,  un ragazzo epilettico ha una crisi della sua malattia proprio davanti agli occhi di Gesù. Ne nasce un dialogo molto serrato tra Gesù e il padre di questo ragazzo, il quale lo incalza dicendo: “Se tu sei in grado di fare qualche cosa in questa situazione, ti prego aiutaci”. Egli non è sicuro che Gesù possa, la cosa, per lui, è dubbia. Gesù risponde in un modo che apre nuove prospettive, perché dicendogli: ”Ogni  cosa è possibile a chi crede” in qualche modo gli rimanda la palla della questione. E’ come se dicesse: “Il problema non è se io posso, il problema è se tu credi!

La risposta del padre è tanto famosa quanto sconvolgente: “Credo, ma vieni in aiuto alla mia incredulità”. Cosa vuol dire se non: credo, ma dubito; credo ma nello stesso tempo non sono sicuro di credere; credo ma … nel “ma” c’è il dubbio, quasi che alla fede dell’uomo sia congenito il dubbio. Io credo ma dubito, ci sono tante buone ragioni per non credere, non mi voglio affidare a una parola, a una promessa, soltanto tu puoi rendere la mia fede vittoriosa sul mio dubbio. L’opera nostra è il dubbio, l’opera di Dio è la fede , alla quale ci possiamo aprire, ma che non ci possiamo dare: possiamo solo riceverla.

E quanti altri innumerevoli testi nella Bibbia evidenziano questa lacerazione tra fede e dubbio, di quanti “perché” è pieno il testo biblico. Persino le ultime parole di Gesù sulla croce, che riprendono l’inizio del Salmo 22, sono un perché, anzi il perché più straziante di tutti i tempi:” Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” E i versetti successivi del Salmo 22 continuano così: “Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito! Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi, e anche di notte, senza interruzione”.

Perché c’è questa contraddizione tra quello che credo e quello che sto vivendo? Perché tu sei il Dio che mi ha chiamato e ora anche il Dio che mi ha abbandonato? Perché sei un Dio che si contraddice? Che fai il contrario di quello che prometti?

I Perché della Bibbia lasciano aperta la possibilità che Dio non risponda a queste domande, e anzi l’uomo moderno ha in un certo senso coltivato questo dubbio fino a sfociare nell’incredulità.

Ci sono però anche esperienze opposte, in cui il dubbio può essere invece l’anticamera della fede, nel senso che la ragione, mediante il dubbio, solleva dei quesiti ai quali essa non è in grado di rispondere. La fede SI. Il dubbio pone delle domande a cui la ragione umana non sa rispondere, e solo la fede può dare queste risposte: il dubbio può aprire la strada e preparare alla fede.

Quindi il dubbio ha queste due facce: propedeutico alla incredulità e possibile spazio per la fede.

  Il dubbio è parente stretto del pensiero. Un pensiero che non dubita è nella migliore delle ipotesi un pensiero infantile, elementare, e nella peggiore un pensiero paralizzato. Invece il dubbio ci permette di distinguere tra realtà ed apparenza, e in un certo senso è il migliore antidoto a tutte le illusioni. Il dubbio ha inoltre una funzione critica non soltanto verso la realtà che ci circonda, ma anche nei confronti di noi stessi: noi possiamo vagliare criticamente la nostra vita, le nostre scelte. Nella Bibbia il personaggio che evidenzia questo dubbio su sé stesso è il fariseo Paolo, il quale aveva impostato la sua vita secondo le rigide regole farisaiche, e a un certo punto, attraverso l’esperienza di Damasco, è stato travolto dal dubbio radicale di avere sbagliato tutto, e trascinato a una revisione radicale della sua esistenza: dal dubbio è nata una conversione.

La capacità, anzi la libertà, di dubitare di sé è la radice di ogni conversione.

E anche nell’ambito della fede il dubbio, il pensiero critico della fede, ha un proprio valore. L’idea che la fede comincia la dove il pensiero finisce, o che la fede comporti una abdicazione della ragione, o che per credere bisogna rinunciare a pensare, o che per credere bisogna entrare nel territorio dell’assurdo, questa idea è completamente sbagliata. “La fede non è ignoranza ma conoscenza.

Monsignor Roberto Pinna. 


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