Premesso che avremmo preferito non ritornare sull'argomento sicuri che parlare di una organizzazione inesistente significa dargli importanza e farla esistere, al fine di fugare i dubbi e la curiosità di qualcuno che ancora lo ignora, portiamo a conoscenza dei motivi per i quali la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, nel luglio scorso si è divisa in due, con clero e fedeli che sono ritornati all'originaria Chiesa Ortodossa Italiana e poche persone che hanno seguito il duo Parisi-Meluzzi nell'avventura monofisita nella Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala Antico Orientale.
Pubblico pertanto il documento, emesso nel luglio scorso, che spiega i motivi della rottura. Avremmo evitato di rendere pubblico un documento interno se l'unico motivo di esistere della Chiesa meluzziana, oltre quello di avere visibilità mediatica o giocare a fare la Chiesa, sia quello di guardare l'attività della Chiesa Ortodossa Italiana, cercare di offuscare e denigrare l'immagine della stessa, dei suoi proto-gerachi ed inserirsi nella nostra attività ecclesiale e di apostolato per fare fallire delle operazioni aggregative da noi poste in essere.
Pubblico pertanto il documento, emesso nel luglio scorso, che spiega i motivi della rottura. Avremmo evitato di rendere pubblico un documento interno se l'unico motivo di esistere della Chiesa meluzziana, oltre quello di avere visibilità mediatica o giocare a fare la Chiesa, sia quello di guardare l'attività della Chiesa Ortodossa Italiana, cercare di offuscare e denigrare l'immagine della stessa, dei suoi proto-gerachi ed inserirsi nella nostra attività ecclesiale e di apostolato per fare fallire delle operazioni aggregative da noi poste in essere.
Si riporta la nota del vescovo Filippo Ortenzi, mandata nel luglio scorso al Clero della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala dove si denunciava la deriva autoritaria, anticanonica ed eretica messa in atto dal Primate e dal Vicario di detta associazione ecclesiale.
Parole chiare al clero ed ai fedeli
della Chiesa Ortodossa Italiana
Autocefala
Da
quando Sua Beatitudine Alessandro I (al secolo Alessandro Meluzzi) non riveste
più la figura di legale rappresentante della Chiesa Ortodossa Italiana
Autocefala non si conosce più quale sia la posizione teologica della
Chiesa, guidata in modo autocratico del Vicario Generale mons. Antonio Parisi
(nome religioso Cosma). Lo stesso, all’insaputa dei fedeli ne è Capo e legale rappresentante dal 10 ottobre
2018 mentre il Primate viene relegato ad un mero ruolo di testimonial ad uso
esterno. Sotto la nuova gestione viene ignorata e sistematicamente violata ogni
norma canonica e giuridica incorrendo in quello che il Corpus Canonum della Chiesa definisce un delitto ecclesiastico,
quale l’abuso della potestà ecclesiastica
o dell’ufficio (canone 93
Comma 4). A gennaio, attribuendosi
un potere che giuridicamente e canonicamente non gli appartiene, il Vicario
Generale ha revocato (Decr. N.1/2019 Vicario Generale) l’incarico di
Cancelleria, nonostante che ai sensi dell’art.
4 lettera c) punto I dello Statuto sottoscritto
dal Notaio Barbagallo di Torino in data 19 febbraio 2018 ( Rep. n.
28947/16212) la carica di Cancelliere
sia quinquennale “e può essere revocata in casi specifici e motivati solo dai
quattro quinti del Consiglio direttivo.”
Ovviamente non c’è stata alcuna delibera del Consiglio Direttivo (Santo
Sinodo) né alcuna contestazione, né richiesta di chiarimenti, né motivazione.
Neppure si è attivato il Tribunale Nazionale Ecclesiastico, competente per
eventuali violazioni, ai sensi del Canone
86 . Con lo stesso Decreto veniva abrogata l’Eparchia del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma,
attribuendosi un potere che non ha e violando quanto disposto Canone 10 del
Corpus Canonum Autocephalous Ecclesia Orthodoxa Italica approvato dal Santo
Sinodo riunitosi a Todi (PG) presso il Castello di Petroro il giorno 13 settembre 2017 – festa di San
Giovanni Crisostomo. La soppressione di una Eparchia è competenza del Santo
Sinodo, neppure del Primate e tanto meno
del Vicario Generale. (Canone 10 - lett.
O: “approvare, con la maggioranza dei
due terzi del numero dei membri presenti, la creazione, la soppressione, la
modificazione territoriale e il cambiamento del titolo delle eparchie e degli
esarcati dipendenti dalla Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala”. Inoltre va
segnalato che in tutte le Chiese che riconoscono l’episcopato, siano esse
ortodosse, cattoliche, vetero-cattoliche, anglicane ecc. non esistono vescovi senza titolarità territoriale, salvo gli Abati
che comunque hanno associato il nome al Monastero che dirigono. La dizione “Arcivescovo Vicario della Chiesa Ortodossa Italiana ed Eparca del
Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma” è antecedente alla registrazione stessa della Chiesa Ortodossa
Italiana Autocefala ed è stata istituita, unitamente alla mia consacrazione
episcopale, il 20 dicembre 2015,
con Prot. N. 107 /15 con
documento firmato dal vescovo ordinante: Sua Beatitudine Alessandro I
coadiuvato dai vescovi: mons. Salvatore
Michalef della The Married Priest Now – SS Peter e Paul Prelature e mons. Taddeo (al secolo Ettore Dragani) della
Ecclesia Vetero-Catholica Romana. Né lo Statuto associativo registrato dal
Notaio né i Canoni della Chiesa prevedono l’adozione di provvedimenti
arbitrari privi di specifiche contestazioni
per violazioni di norme Statutarie e, senza possibilità di
controdeduzioni e deliberazioni del
Tribunale Nazionale Ecclesiastico e del Santo Sinodo.
Esplicate
brevemente le azioni arbitrarie perpetuate non soltanto nei miei confronti, ma
della Chiesa perché ne hanno pregiudicato attività e crescita veniamo ai motivi
giuridici e teologici che rendono la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala fuori
dall’ecumene ortodosso e dalla Costituzione italiana.
Violazione del Principio di
collegialità della Chiesa
Nelle Chiese Ortodosse vige il principio della Collegialità e
lo stesso Patriarca ha un mero ruolo d’onore più che di autorità (“primus inter pares”). Detto principio, ribadito dai Concili è
universalmente accettato da tutte le
Chiese, ad eccezione di quella cattolica per la quale
il Pontefice non è il primo tra pari ma, considerandosi il Vicario di
Dio in terra, ha pieno potere d'autorità e di giurisdizione su tutta
la Chiesa. Al riguardo riportiamo quanto previsto dal Canone 34 dei Canoni Apostolici: «I vescovi di
ciascuna nazione [ethnos] scelgano tra loro un Primate
[protos], e non agiscano senza il suo parere, e ciascuno operi solo
in merito a cose riguardanti la propria circoscrizione e i territori che
ne dipendono; ma neppure quello [il Primate] faccia qualcosa, senza il parere
di tutti: così ci sarà concordia e sarà glorificato Dio, il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo». Nelle Chiese Ortodosse tutti i vescovi sono uguali
mentre nella Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala il Vicario Generale si è
attribuito un potere maggiore del Papa reputando lecito tutto ciò che lui
decide senza minimamente controllare se ciò è conforme al Corpus Canonum, allo
Statuto notarile o alle norme previste dal codice civile.
Violazione
delle norme giuridiche in materia
associativa
Secondo l’art. 8 della Costituzione “Le confessioni religiose
diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti,
in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.” La legge inoltre prevede espressamente
il rispetto della democraticità interna alle associazioni (vedi, per ultimo, il
D.Lgs 3 luglio 2017 n. 117 che all’art.
25 comma 2 che prevede il rispetto dei principi
di democraticità, pari opportunità ed eguaglianza di tutti gli associati e
di elettività delle cariche sociali.). Per altro lo Statuto della Chiesa
Ortodossa Italiana Autocefala non
prevede che il Vicario Generale si sostituisca al Primate ed al Santo Sinodo
nelle decisioni e non sia soggetto alle norme statutarie, canoniche e a quelle
previste dal codice civile in materia di associazioni, In qualunque Chiesa il
Vicario Generale o luogotenente è colui che si sostituisce al Primate in caso
di impedimento temporaneo e non ha poteri autocratici che non appartengono
neppure al Primate stesso.
Violazione delle norme in materia di Intercomunione
In violazione di quanto previsto
dal Corpus Canonum della Chiesa che
al Canone 10 avente ad
oggetto: attribuzioni del Santo
Sinodo prevede:
Comma 1) Le attribuzioni del Santo Sinodo
riguardano le seguenti materie:
a) mantenere
l’unità dogmatica, liturgica e canonica nella Chiesa Ortodossa Italiana
Autocefala, come promuovere anche la comunione con altre giurisdizioni ortodosse;
b) esaminare ogni problema d’ordine dogmatico,
liturgico, canonico e missionario pastorale, che sarà risolto in conformità con
l’insegnamento della Chiesa Ortodossa ed esprime pareri, secondo i Santi
Canoni, su tutti i problemi ecclesiali di qualsiasi natura.
Senza informare né il Santo Sinodo né gli altri vescovi
(non si è invitato neppure il vescovo del Lazio), si è proceduto, nel gennaio
scorso ad effettuare una intercomunione con una Chiesa Ortodossa Eritrea Tawahedo d’Europa (di un’unica natura),
appartenente alle Chiesa ortodosse antico-orientali precalcedoniane. Per una
decisione così importante era indispensabile non soltanto informare e chiedere
l’autorizzazione del Santo Sinodo ma coinvolgere l’intero corpo ecclesiale.
Confusione teologica
Nei gruppi
whatsApp della Chiesa, su Twitter ecc. il Primate Alessandro I ed il Vicario
Generale non hanno esitato a postare apprezzamento per i dubia ("dubbi"),
il documento sottoscritto da quattro cardinali (Raymond Burke, Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Joachim Meisner) di critica all'esortazione apostolica Amoris
laetitia di papa Francesco del 2016 in merito
alla riammissione o meno dei divorziati in comunione con la chiesa cattolica. Parimenti
il Primate ed il Vicario Generale si incontrano a Poli (ovviamente il vescovo
del Lazio non è stato invitato) con il cardinale Gerhard Müller, già Prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede, esaltandone l’avversione al Papa e le critiche da esso
effettuate all’Instrumentum Laboris, la bozza di lavoro del Sinodo
sull’Amazzonia pubblicata dalla Santa Sede lo scorso 17 giugno dove si ventilava l’ipotesi di aprire il sacerdozio anche
ai viri probati, cioè agli uomini
sposati di una certa età e provata fede per sopperire alla mancanza del clero.
Parimenti si flirta con tutto il cattolicesimo tradizionalista e conservatore
che critica la politica ecclesiale di Papa Francesco. Premesso che la mia
avversione alle politiche della Chiesa Cattolica sono, oltre che teologiche,
anche politiche perché ne contesto la politica immigrazionista tesa a favorire
la progressiva scristianizzazione ed islamizzazione della nostra Nazione,
l’aver trasformato la Chiesa da comunità di culto ad associazione di
volontariato o O.N.G. (basta vedere la pubblicità dell’8x1000 per notare che il
culto è assente), l’aver adottato la Teologia della Liberazione come linea
guida della politica e la vicinanza con partiti laici e di sinistra, occorre
fare una valutazione anche ecclesiale. Dove è lo scandalo se la Chiesa
Cattolica riammette, caso per caso, fedeli divorziati ai sacramenti? Dove
questa norma contrasta con la dottrina
Ortodossa che ammetta anche le seconde e terze nozze? E dove è lo
scandalo se in Amoris Letitia si
prevede la possibilità della riammissione ai sacramenti del coniuge innocente,
cioè quello che ha subito e non voluto l’abbandono? Nella Chiesa Ortodossa non
è, da sempre, data la possibilità di giudicare secondo economia e misericordia?
E quale convergenza può esserci con i vescovi che criticano l’Istrumentum Laboris del prossimo Sinodo
Cattolico della Regione Amazzonica in merito ai preti sposati? Forse che
nell’Ortodossia, da sempre, non sono ammessi i sacerdoti sposati? O forse ci si
dimentica che la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala ammette anche i vescovi
uxorati? D’altra parte bisogna riconoscere che mai, come sotto il Pontificato
di Francesco, la Chiesa Ortodossa si è avvicinata all’Ortodossia. Ad esempio:
-
Anche in diverse chiese cattoliche di rito latino
si cominciano ad apprezzare le Icone, che fino a poco tempo fa erano relegate
soltanto in ambito ortodosso.
-
Il sacramento dell’Unzione degli Infermi, che
dall’XI secolo la Chiesa Cattolica aveva snaturato trasformandolo in Estrema
Unzione viene sempre più riscoperto dai sacerdoti cattolici, ad iniziare da
quelli del Rinnovamento Carismatico.
-
Apertura al clero uxorato, sia pure al momento
limitata all’area amazzonica.
-
Apertura e creazione di una Commissione per
valutare la possibilità di restaurare l’ordine apostolico delle Diaconesse, che
la Chiesa Ortodossa non ha mai abrogato ed è una delle particolarità della
nostra Chiesa.
-
Eucarestia nelle due forme del pane e del vino
che iniziano, se pure timidamente, a distribuire diverse chiese cattoliche.
-
Accettazione del principio ortodosso
dell’economia e della misericordia riguardo i coniugi incolpevoli nei casi di
separazione e divorzio.
Adesione all’eresia monofisita
Per il teologo
russo Pavel Evdokimov (L’Orthodoxie) il
“dogma” significa “verità indiscutibile”
è la linfa vivificante delle Scritture e la Chiesa “colonna e base della verità” (1 Tim, 3-14) confessa i dogmi perché
esprimono “la dottrina del Signore e
degli Apostoli” (Sant’Ignazio, Lettera ai Magnesii). Essi sono dogmi divini o evangelici nonché normativi, perché costituiscono la regola della Fede. Orbene quale è la
posizione cristologica della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala? Il Primate è stato consacrato sacerdote da
una piccola chiesa assiro-nestoriana piemontese che faceva capo a mons.
Leopoldo Adeodato Mancini ma la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, fin dalla
fondazione ha accettato le posizioni cristologiche codificate dal Concilio di Calcedonia, convocato dall’Imperatore Marciano nel 451 d.C. e che riconosce “due
nature nell’unica persona del Cristo” vero Dio e vero Uomo. Il Concilio di
Calcedonia condannò come eretica la dottrina monofisita secondo la quale Gesù possiede una sola natura (mónos + physis), quella Divina, nella quale è assorbita quella umana, che, quindi, è solo apparente.
Questa eresia comune ai copti e ai siro-giacobiti è estremizzata dagli etiopi e
dagli eritrei che, per fugare ogni dubbio definiscono le loro Chiese col
termine Tawahedo che
significa di un’unica natura. L’aver aggiunto poi nel logo, per ordine del
Vicario Generale, la dizione antico
orientale pone la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala in palese eresia
rispetto alla dottrina cristologica comune agli ortodossi, ai cattolici, agli
evangelici e agli anglicani. Tale posizione cristologica contrasta con i
deliberata del Corpus Canonum della
Chiesa, (approvato dal Santo Sinodo il 14 settembre 2017), e in particolare col
Canone
76 (Credo) e il Canone 77 (Formula
d’Unione), quest'ultima ripresa dal Secondo Concilio di Costantinopoli, indetto dall'imperatore San Giustiniano, isapostolo, proprio al fine di condannare le teorie monofisite. Fino ad oggi la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala formalmente riconosce, al pari
dell’Ortodossia caledoniana, i primi VII
Concili Ecumenici.
Violazione dei
doveri dei Chierici
Ai sensi del Canone
n. 66 – comma 3) “I chierici siano uniti tra di loro col vincolo della fraternità e
della preghiera e si impegnino a collaborare tra di loro..”. Questa norma, che dovrebbe valere
ancora di più tra i membri dell’ordine episcopale, è stata regolarmente violata. Non soltanto,
spesso invece di avere un atteggiamento apostolico e di collaborazione si è
gettato fango su diversi membri del clero, cercando di mettere gli uni contro
gli altri con il risultato di bloccare o allontanare fedeli e chierici dalla
Chiesa.
Violazione delle norme che
vietano l’assunzione di cariche politiche dirigenziali
Lo stesso Canone n.
66 al comma 6) , come tutti voi
potete verificare essendo stato inoltrato a tutti i membri del clero più volte,
fa espresso divieto ai
chierici “di assumere incarichi
dirigenziali in associazioni politiche o massoniche”. Tale norma, alla
quale si oppose unicamente l’attuale Vicario Generale, fu approvata dal Sinodo
senza che il Primate opponesse alcuna obiezione. Orbene, dopo tale data Sua
Beatitudine Alessandro I è stato tra i fondatori del P.A.I. – Partito Anti Islamizzazione del quale risulta essere
Presidente, attualmente, risulta dirigente nazionale del Partito politico
Fratelli d’Italia, dove è stato chiamato a dirigere un Dipartimento. Si domanda
se una tale norma vale erga omnes,
ossia anche per i vescovi, oppure no? E non mi risulta essere mai stato chiesto
al Sinodo di modificare il Comma o autorizzare una deroga in materia.
Violazione delle norme Statutarie
inerenti la formazione del clero
Nonostante
il Corpus Canonum espressamente
demandi (Canone 40 e Canone 41) che l’ammissione agli ordini
minori e al diaconato avvenga attraverso corsi di formazione effettuati dall’Accademia Ortodossa San Nicodemo
l’Aghiorita (Canone 40) e quella relativa al sacerdozio, attraverso l’Università Ortodossa San Giovanni
Crisostomo (Canone 41) il Vicario Generale ha bloccato ogni possibilità
formativa da parte di questi organismi ecclesiali, dichiarandoli addirittura illegali perché da
lui non condivise e chiedendo al Rettore di chiuderle (dette strutture esistono
dal 2014 e sono antecedenti la fondazione della Chiesa Ortodossa Italiana
Autocefala). Inoltre mentre conduce la guerra contro strutture presenti nei
canoni della Chiesa, a Poli informa della creazione di una Accademia di
formazione teologica con alcuni prelati cattolici, senza ovviamente che né Sinodo, né il clero ne fosse
minimamente al corrente.
Scomunica ed eresia
Con l’adesione della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala
alla dottrina cristologica delle chiese antico
orientali i proto-grarchi che hanno firmato l’intercomunione sono incorsi
nella scomunica latae sententiae come
previsto dal comma 2 del Canone n. 91 per
eresia
(comma 2 Canone 92)
Alla luce di quanto espresso la Chiesa Ortodossa Italiana, al pari di quella Assiro Caldea di mons.
Mancini mai formalmente sciolta, che dal
febbraio 2016 aveva garantito la collaborazione e l’operatività in quella
Autocefala riprende la sua indipendenza operativa ribadendo la sua
fedeltà all’ortodossia caledoniana. Rimango comunque, essendone uno dei
fondatori, nella Chiesa Ortodossa
Italiana Autocefala affinché la stessa riprenda la Retta Via, ritorni alla
Retta Dottrina ed al rispetto dei Canoni della Chiesa, delle norme statutarie,
nonché di quelle giuridiche e costituzionali inerenti le associazioni.
Mons. Filippo Ortenzi, vescovo del Lazio,
della Tuscia e delle Terre di Roma
La 'divisione' è il peggior demone che possa minare la conduzione pacifica e serena di una qualsiasi attività umana. Quando questa attività riguarda la vita spirituale di credenti in una qualsiasi comunità religiosa, allora tutto quello che di buono si crede di poter fare, perde valore e invece di creare quella unione spirituale che potenzia e sorregge la missione che si è scelta, finisce per comprometterla indebolendone i risultatki. Elena Quidello
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