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domenica 3 novembre 2019

Parole chiare al clero ed ai fedeli della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala

Parole chiare al clero ed ai fedeli

della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala


Premesso che avremmo preferito non ritornare sull'argomento sicuri che parlare di una organizzazione inesistente significa dargli importanza e farla esistere, al fine di fugare i dubbi e la curiosità di qualcuno che ancora lo ignora, portiamo a conoscenza dei motivi per i quali la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, nel luglio scorso si è divisa in due, con clero e fedeli che sono ritornati all'originaria Chiesa Ortodossa Italiana e poche persone che hanno seguito il duo Parisi-Meluzzi nell'avventura monofisita nella Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala Antico Orientale.
Pubblico pertanto il documento, emesso nel luglio scorso, che spiega i motivi della rottura. Avremmo evitato di rendere pubblico un documento interno se  l'unico motivo di esistere della Chiesa meluzziana, oltre quello di avere visibilità mediatica o giocare a fare la Chiesa, sia quello di guardare l'attività della Chiesa Ortodossa Italiana, cercare di offuscare e denigrare l'immagine della stessa, dei suoi proto-gerachi ed inserirsi nella nostra attività ecclesiale e di apostolato per fare fallire delle operazioni aggregative da noi poste in essere.
Si riporta la nota del vescovo Filippo Ortenzi, mandata nel luglio scorso al Clero della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala dove si denunciava la deriva autoritaria, anticanonica ed eretica messa in atto dal Primate e dal Vicario di detta associazione ecclesiale.


Parole chiare al clero ed ai fedeli
della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala
Da quando Sua Beatitudine Alessandro I (al secolo Alessandro Meluzzi) non riveste più la figura di legale rappresentante della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala non si conosce più quale sia la posizione teologica della Chiesa, guidata in modo autocratico del Vicario Generale mons. Antonio Parisi (nome religioso Cosma). Lo stesso, all’insaputa dei fedeli ne  è Capo e legale rappresentante dal 10 ottobre 2018 mentre il Primate viene relegato ad un mero ruolo di testimonial ad uso esterno. Sotto la nuova gestione viene ignorata e sistematicamente violata ogni norma canonica e giuridica incorrendo in quello che il Corpus Canonum della Chiesa definisce un delitto ecclesiastico, quale l’abuso della potestà ecclesiastica o dell’ufficio (canone 93 Comma 4). A gennaio, attribuendosi un potere che giuridicamente e canonicamente non gli appartiene, il Vicario Generale ha revocato (Decr. N.1/2019 Vicario Generale) l’incarico di Cancelleria, nonostante che ai sensi dell’art. 4 lettera c) punto I dello Statuto sottoscritto dal Notaio Barbagallo di Torino in data 19 febbraio 2018 ( Rep. n. 28947/16212)  la carica di Cancelliere sia quinquennale “e può essere revocata in casi specifici e motivati solo dai quattro quinti del Consiglio direttivo.”  Ovviamente non c’è stata alcuna delibera del Consiglio Direttivo (Santo Sinodo) né alcuna contestazione, né richiesta di chiarimenti, né motivazione. Neppure si è attivato il Tribunale Nazionale Ecclesiastico, competente per eventuali violazioni, ai sensi del Canone 86 . Con lo stesso Decreto veniva abrogata l’Eparchia del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma, attribuendosi un potere che non ha e violando quanto disposto Canone 10  del Corpus Canonum Autocephalous Ecclesia Orthodoxa Italica approvato dal Santo Sinodo riunitosi a Todi (PG) presso il Castello di Petroro  il giorno 13 settembre 2017 – festa di San Giovanni Crisostomo. La soppressione di una Eparchia è competenza del Santo Sinodo, neppure  del Primate e tanto meno del Vicario Generale. (Canone 10 - lett. O:approvare, con la maggioranza dei due terzi del numero dei membri presenti, la creazione, la soppressione, la modificazione territoriale e il cambiamento del titolo delle eparchie e degli esarcati dipendenti dalla Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala”. Inoltre va segnalato che in tutte le Chiese che riconoscono l’episcopato, siano esse ortodosse, cattoliche, vetero-cattoliche, anglicane ecc. non esistono vescovi senza titolarità territoriale, salvo gli Abati che comunque hanno associato il nome al Monastero che dirigono.  La dizione “Arcivescovo Vicario della Chiesa Ortodossa Italiana ed Eparca del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma” è antecedente alla registrazione stessa della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala ed è stata istituita, unitamente alla mia consacrazione episcopale, il 20 dicembre 2015,  con  Prot. N. 107 /15  con documento firmato dal vescovo ordinante: Sua Beatitudine Alessandro I coadiuvato dai vescovi: mons. Salvatore Michalef della  The Married Priest Now – SS Peter e Paul Prelature e mons. Taddeo (al secolo Ettore Dragani) della Ecclesia Vetero-Catholica Romana.  Né lo Statuto associativo registrato dal Notaio né i Canoni della Chiesa prevedono l’adozione di provvedimenti arbitrari  privi di specifiche contestazioni per violazioni di norme Statutarie e, senza possibilità di controdeduzioni  e deliberazioni del Tribunale Nazionale Ecclesiastico e del Santo Sinodo.
Esplicate brevemente le azioni arbitrarie perpetuate non soltanto nei miei confronti, ma della Chiesa perché ne hanno pregiudicato attività e crescita veniamo ai motivi giuridici e teologici che rendono la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala fuori dall’ecumene ortodosso e dalla Costituzione italiana.
Violazione del Principio di collegialità della Chiesa
Nelle Chiese Ortodosse vige il principio della Collegialità e lo stesso Patriarca ha un mero ruolo d’onore più che di autorità (“primus inter pares”).  Detto principio, ribadito dai Concili è universalmente  accettato da tutte le Chiese, ad eccezione di quella cattolica per la quale il Pontefice non è il primo tra pari ma, considerandosi il Vicario di Dio in terra, ha pieno potere d'autorità e di giurisdizione su tutta la Chiesa. Al riguardo riportiamo quanto previsto dal Canone 34 dei Canoni Apostolici: «I vescovi di ciascuna nazione [ethnos] scelgano tra loro un Primate [protos],  e non agiscano senza il suo parere, e ciascuno operi solo in merito a cose riguardanti la propria circoscrizione e i territori che ne dipendono; ma neppure quello [il Primate] faccia qualcosa, senza il parere di tutti: così ci sarà concordia e sarà glorificato Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo». Nelle Chiese Ortodosse tutti i vescovi sono uguali mentre nella Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala il Vicario Generale si è attribuito un potere maggiore del Papa reputando lecito tutto ciò che lui decide senza minimamente controllare se ciò è conforme al Corpus Canonum, allo Statuto notarile o alle norme previste dal codice civile.

Violazione delle norme giuridiche  in materia associativa

Secondo l’art. 8 della Costituzione Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.” La legge inoltre prevede espressamente il rispetto della democraticità interna alle associazioni (vedi, per ultimo, il D.Lgs 3 luglio 2017 n. 117 che all’art. 25 comma 2 che prevede il rispetto dei principi di democraticità, pari opportunità ed eguaglianza di tutti gli associati e di elettività delle cariche sociali.). Per altro lo Statuto della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala  non prevede che il Vicario Generale si sostituisca al Primate ed al Santo Sinodo nelle decisioni e non sia soggetto alle norme statutarie, canoniche e a quelle previste dal codice civile in materia di associazioni, In qualunque Chiesa il Vicario Generale o luogotenente è colui che si sostituisce al Primate in caso di impedimento temporaneo e non ha poteri autocratici che non appartengono neppure al Primate stesso.

Violazione delle norme in materia di Intercomunione

In violazione di quanto previsto dal Corpus Canonum della Chiesa che al Canone 10 avente ad oggetto:  attribuzioni del Santo Sinodo prevede:
Comma 1) Le attribuzioni del Santo Sinodo riguardano le seguenti materie:
a)      mantenere l’unità dogmatica, liturgica e canonica nella Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, come promuovere anche la comunione con altre giurisdizioni ortodosse;
b)       esaminare ogni problema d’ordine dogmatico, liturgico, canonico e missionario pastorale, che sarà risolto in conformità con l’insegnamento della Chiesa Ortodossa ed esprime pareri, secondo i Santi Canoni, su tutti i problemi ecclesiali di qualsiasi natura.
Senza informare né il Santo Sinodo né gli altri vescovi (non si è invitato neppure il vescovo del Lazio), si è proceduto, nel gennaio scorso ad effettuare una intercomunione con una Chiesa Ortodossa Eritrea Tawahedo d’Europa (di un’unica natura), appartenente alle Chiesa ortodosse antico-orientali precalcedoniane. Per una decisione così importante era indispensabile non soltanto informare e chiedere l’autorizzazione del Santo Sinodo ma coinvolgere l’intero corpo ecclesiale.

Confusione teologica

Nei gruppi whatsApp della Chiesa, su Twitter ecc. il Primate Alessandro I ed il Vicario Generale non hanno esitato a postare apprezzamento per i dubia ("dubbi"), il documento sottoscritto da quattro cardinali (Raymond BurkeCarlo CaffarraWalter BrandmüllerJoachim Meisner) di critica  all'esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco del 2016 in merito alla riammissione o meno dei divorziati in comunione con la chiesa cattolica. Parimenti il Primate ed il Vicario Generale si incontrano a Poli (ovviamente il vescovo del Lazio non è stato invitato) con il cardinale Gerhard Müller, già Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, esaltandone l’avversione al Papa e le critiche da esso effettuate all’Instrumentum Laboris, la bozza di lavoro del Sinodo sull’Amazzonia pubblicata dalla Santa Sede lo scorso 17 giugno dove si ventilava l’ipotesi di aprire il sacerdozio anche ai viri probati, cioè agli uomini sposati di una certa età e provata fede per sopperire alla mancanza del clero. Parimenti si flirta con tutto il cattolicesimo tradizionalista e conservatore che critica la politica ecclesiale di Papa Francesco. Premesso che la mia avversione alle politiche della Chiesa Cattolica sono, oltre che teologiche, anche politiche perché ne contesto la politica immigrazionista tesa a favorire la progressiva scristianizzazione ed islamizzazione della nostra Nazione, l’aver trasformato la Chiesa da comunità di culto ad associazione di volontariato o O.N.G. (basta vedere la pubblicità dell’8x1000 per notare che il culto è assente), l’aver adottato la Teologia della Liberazione come linea guida della politica e la vicinanza con partiti laici e di sinistra, occorre fare una valutazione anche ecclesiale. Dove è lo scandalo se la Chiesa Cattolica riammette, caso per caso, fedeli divorziati ai sacramenti? Dove questa norma contrasta con la dottrina  Ortodossa che ammetta anche le seconde e terze nozze? E dove è lo scandalo se in Amoris Letitia si prevede la possibilità della riammissione ai sacramenti del coniuge innocente, cioè quello che ha subito e non voluto l’abbandono? Nella Chiesa Ortodossa non è, da sempre, data la possibilità di giudicare secondo economia e misericordia? E quale convergenza può esserci con i vescovi che criticano l’Istrumentum Laboris del prossimo Sinodo Cattolico della Regione Amazzonica in merito ai preti sposati? Forse che nell’Ortodossia, da sempre, non sono ammessi i sacerdoti sposati? O forse ci si dimentica che la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala ammette anche i vescovi uxorati? D’altra parte bisogna riconoscere che mai, come sotto il Pontificato di Francesco, la Chiesa Ortodossa si è avvicinata all’Ortodossia. Ad esempio:
-          Anche in diverse chiese cattoliche di rito latino si cominciano ad apprezzare le Icone, che fino a poco tempo fa erano relegate soltanto in ambito ortodosso.
-          Il sacramento dell’Unzione degli Infermi, che dall’XI secolo la Chiesa Cattolica aveva snaturato trasformandolo in Estrema Unzione viene sempre più riscoperto dai sacerdoti cattolici, ad iniziare da quelli del Rinnovamento Carismatico.
-          Apertura al clero uxorato, sia pure al momento limitata all’area amazzonica.
-          Apertura e creazione di una Commissione per valutare la possibilità di restaurare l’ordine apostolico delle Diaconesse, che la Chiesa Ortodossa non ha mai abrogato ed è una delle particolarità della nostra Chiesa.
-          Eucarestia nelle due forme del pane e del vino che iniziano, se pure timidamente, a distribuire diverse chiese cattoliche.
-          Accettazione del principio ortodosso dell’economia e della misericordia riguardo i coniugi incolpevoli nei casi di separazione e divorzio.

Adesione all’eresia monofisita



Per il teologo russo Pavel Evdokimov (L’Orthodoxie)  il “dogma” significa “verità indiscutibile” è la linfa vivificante delle Scritture e la Chiesa “colonna e base della verità” (1 Tim, 3-14) confessa i dogmi perché esprimono “la dottrina del Signore e degli Apostoli” (Sant’Ignazio, Lettera ai Magnesii). Essi sono dogmi divini o evangelici nonché normativi, perché costituiscono la regola della Fede. Orbene quale è la posizione cristologica della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala?  Il Primate è stato consacrato sacerdote da una piccola chiesa assiro-nestoriana piemontese che faceva capo a mons. Leopoldo Adeodato Mancini ma la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, fin dalla fondazione ha accettato le posizioni cristologiche  codificate dal Concilio di Calcedonia, convocato dall’Imperatore Marciano nel 451 d.C. e che  riconosce “due nature nell’unica persona del Cristo” vero Dio e vero Uomo. Il Concilio di Calcedonia condannò come eretica la dottrina monofisita secondo la quale Gesù possiede una sola natura (mónos + physis),  quella Divina, nella quale è assorbita  quella umana, che, quindi, è solo apparente. Questa eresia comune ai copti e ai siro-giacobiti è estremizzata dagli etiopi e dagli eritrei che, per fugare ogni dubbio definiscono le loro Chiese col termine Tawahedo che significa di un’unica natura. L’aver aggiunto poi nel logo, per ordine del Vicario Generale, la dizione antico orientale pone la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala in palese eresia rispetto alla dottrina cristologica comune agli ortodossi, ai cattolici, agli evangelici e agli anglicani. Tale posizione cristologica contrasta con i deliberata del Corpus Canonum della Chiesa, (approvato dal Santo Sinodo il 14 settembre 2017), e in particolare col  Canone 76 (Credo) e il Canone 77 (Formula d’Unione), quest'ultima ripresa dal Secondo Concilio di Costantinopoli, indetto dall'imperatore San Giustiniano, isapostolo, proprio al fine di condannare le teorie monofisite. Fino ad oggi la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala  formalmente riconosce, al pari dell’Ortodossia caledoniana,  i primi VII Concili Ecumenici.

Violazione dei doveri dei Chierici

Ai sensi del Canone n. 66 – comma 3) “I chierici siano uniti tra di loro col vincolo della fraternità e della preghiera e si impegnino a collaborare tra di loro..”. Questa norma, che dovrebbe valere ancora di più tra i membri dell’ordine episcopale,  è stata regolarmente violata. Non soltanto, spesso invece di avere un atteggiamento apostolico e di collaborazione si è gettato fango su diversi membri del clero, cercando di mettere gli uni contro gli altri con il risultato di bloccare o allontanare fedeli e chierici dalla Chiesa.

Violazione delle norme che vietano l’assunzione di cariche politiche dirigenziali

Lo stesso Canone n. 66 al comma 6) , come tutti voi potete verificare essendo stato inoltrato a tutti i membri del clero più volte, fa espresso divieto ai chierici “di assumere incarichi dirigenziali in associazioni politiche o massoniche”. Tale norma, alla quale si oppose unicamente l’attuale Vicario Generale, fu approvata dal Sinodo senza che il Primate opponesse alcuna obiezione. Orbene, dopo tale data Sua Beatitudine Alessandro I è stato tra i fondatori del P.A.I. – Partito Anti Islamizzazione del quale risulta essere Presidente, attualmente, risulta dirigente nazionale del Partito politico Fratelli d’Italia, dove è stato chiamato a dirigere un Dipartimento. Si domanda se una tale norma vale erga omnes, ossia anche per i vescovi, oppure no? E non mi risulta essere mai stato chiesto al Sinodo di modificare il Comma o autorizzare una deroga in materia.

Violazione delle norme Statutarie inerenti la formazione del clero

Nonostante il Corpus Canonum espressamente demandi (Canone 40 e Canone 41) che l’ammissione agli ordini minori e al diaconato avvenga attraverso corsi di formazione effettuati dall’Accademia Ortodossa San Nicodemo l’Aghiorita (Canone 40) e quella relativa al sacerdozio, attraverso l’Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo (Canone 41) il Vicario Generale ha bloccato ogni possibilità formativa da parte di questi organismi ecclesiali,  dichiarandoli addirittura illegali perché da lui non condivise e chiedendo al Rettore di chiuderle (dette strutture esistono dal 2014 e sono antecedenti la fondazione della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala). Inoltre mentre conduce la guerra contro strutture presenti nei canoni della Chiesa, a Poli informa della creazione di una Accademia di formazione teologica con alcuni prelati cattolici, senza ovviamente  che né Sinodo, né  il clero ne fosse minimamente al corrente.

Scomunica ed eresia

Con l’adesione della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala alla dottrina cristologica delle chiese antico orientali i proto-grarchi che hanno firmato l’intercomunione sono incorsi nella scomunica latae sententiae come previsto dal comma 2 del Canone n. 91 per eresia (comma 2 Canone 92)

Alla luce di quanto espresso la Chiesa Ortodossa Italiana, al pari di quella Assiro Caldea di mons. Mancini mai formalmente sciolta,  che dal febbraio 2016 aveva garantito la collaborazione e l’operatività in quella Autocefala riprende la sua  indipendenza operativa ribadendo la sua fedeltà all’ortodossia caledoniana. Rimango comunque, essendone uno dei fondatori, nella Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala affinché la stessa riprenda la Retta Via, ritorni alla Retta Dottrina ed al rispetto dei Canoni della Chiesa, delle norme statutarie, nonché di quelle giuridiche e costituzionali inerenti le associazioni.


Mons. Filippo Ortenzi, vescovo del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma





1 commento:

  1. La 'divisione' è il peggior demone che possa minare la conduzione pacifica e serena di una qualsiasi attività umana. Quando questa attività riguarda la vita spirituale di credenti in una qualsiasi comunità religiosa, allora tutto quello che di buono si crede di poter fare, perde valore e invece di creare quella unione spirituale che potenzia e sorregge la missione che si è scelta, finisce per comprometterla indebolendone i risultatki. Elena Quidello

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