La dormizione della Theotokos
di sua santità Bartolomeo I
La
Chiesa ortodossa venera intensamente la Madre di Dio –
ovvero Theotokos (la Madre di Dio),
ovvero Panaghia (la Tuttasanta), come noi preferiamo
riferirci a lei – esaltandola non come una pia eccezione ma proprio
come un esempio concreto del modo cristiano di affidarsi e rispondere
alla vocazione a essere discepoli di Cristo. Maria è straordinaria
solo nella sua virtù ordinariamente umana, che noi siamo chiamati a
rispettare e imitare come devoti cristiani. La sua morte è
commemorata il 15 di agosto, una delle dodici Grandi feste del
calendario ortodosso.
E nel comprendere la “sacra
alleanza” o mistero di Maria, che «nessuno può avvicinare con
mani non esperte», la teologia ortodossa guarda alla Scrittura ma
soprattutto alla Tradizione, in particolare alla liturgia e
all’iconografia. A questo riguardo, i cristiani ortodossi collegano
Maria prima di tutto al suo ruolo nella divina incarnazione come
Madre del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, mentre allo stesso
tempo la connettono a una lunga serie di esseri umani – e non
divini – che implica la continuità della storia sacra conducendo
fino alla nascita del Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, duemila anni
fa. Isolare Maria da questa stirpe preparatoria o “economica” la
separa dalla nostra realtà e la mette al margine rispetto alla
nostra salvezza. Anche Maria ha bisogno della salvezza – come tutti
gli esseri umani; anche se ella è stata considerata “senza peccati
personali”, nondimeno ella resta soggetta alla servitù del peccato
originale. Anche se ella è «più onorabile dei Cherubini e
incomparabilmente più gloriosa dei Serafini», ciò che vale per noi
vale anche per Maria. Benché sia stata «benedetta tra tutte le
donne», ella incarna l’unica cosa necessaria tra tutti gli esseri
umani, ossia la dedizione alla Parola di Dio e l’affidarsi alla Sua
volontà.
Così, mentre i cristiani ortodossi stanno in
chiesa e guardano in alto verso il Pantokrator («colui
che contiene tutto»), ossia Cristo, che sovrasta le loro teste
durante il culto, essi si trovano direttamente di fronte
la Platytera («colei che è più spaziosa di
tutto»), ossia la Madre di Dio, che sta immediatamente davanti a
loro, proprio nella vasta abside che unisce l’altare con il cielo.
Dal momento che, nel dare la nascita a Dio Verbo e «concependo
l’inconcepibile» nel suo grembo, ella fu capace di contenere
l’incontenibile e di rendere descrivibile colui che non può essere
circoscritto.
Noi impariamo dalla Scrittura che quando
Nostro Signore era appeso alla croce, vide sua madre e il suo
discepolo Giovanni e si volse alla Vergine Maria dicendo: «Donna,
ecco tuo figlio», e a Giovanni dicendo: «Ecco tua madre!» (Gv 19,
25-27). Da quel momento, l’apostolo ed evangelista dell’Amore si
prese cura della Theotokos nella sua propria casa.
In aggiunta al riferimento negli Atti degli apostoli (At 2,
14), che conferma che la Vergine Maria era con gli apostoli del
Signore nella festa della Pentecoste, la Tradizione della Chiesa
tiene fermo che la Theotokos rimase nella casa di
Giovanni a Gerusalemme, dove ella continuò il suo ministero in
parole e opere.
La tradizione iconografica e liturgica
della Chiesa professa anche che al momento della sua morte, i
discepoli si trovavano sparsi nel mondo ad annunciare il Vangelo, ma
ritornarono a Gerusalemme per rendere omaggio alla Theotokos.
A eccezione di Tommaso, tutti gli altri – compreso l’apostolo
Paolo – si ritrovarono al suo capezzale. Al momento della sua
morte, Gesù Cristo discese per portare la sua anima in cielo. Dopo
la sua morte, il corpo della Theotokos fu portato in
processione per essere deposto in una tomba vicino al Giardino del
Getsemani; quando l’apostolo Tommaso arrivò tre giorni dopo e
volle vedere il suo corpo, la tomba era vuota. L’assunzione
corporea della Theotokos fu confermata dal messaggio
dell’angelo e dall’apparizione di lei agli apostoli, tutte cose
che riflettono gli avvenimenti relativi alla morte, sepoltura e
risurrezione di Cristo.
L’icona
e la liturgia della festa della morte e sepoltura di Maria
tratteggiano chiaramente un servizio funebre, sottolineando allo
stesso tempo gli insegnamenti fondamentali riguardo alla risurrezione
del corpo di Maria. A questo riguardo, la morte di Maria funge come
una festa che afferma la nostra fede e speranza nella vita eterna.
Ancora: i cristiani ortodossi si riferiscono a questo evento festivo
come alla “Dormizione” (Koimisis, o “l’addormentarsi”)
della Theotokos, piuttosto che alla sua “Assunzione”
(o “traslazione” fisica) in cielo. Perché sottolineare che Maria
è umana, che morì e fu sepolta come gli altri esseri umani, ci dà
l’assicurazione che – anche se «né tomba né morte potrebbero
contenere la Theotokos, nostra incrollabile speranza e sempre
vigilante protezione» (dal kontakiondel giorno) –
Maria è in realtà molto più vicina a noi di quanto pensiamo; non
ci ha abbandonato. Come rimarca l’apolytikion per la
Festa: «Nella nascita, tu hai preservato la tua verginità; nella
morte, tu non hai abbandonato il mondo, o Theotokos. Come
madre della vita, tu sei partita verso la sorgente della vita,
liberando le nostre anime dalla morte per mezzo delle tue
intercessioni».
Per i cristiani ortodossi, Maria non è
solo colei che fu “prescelta”. Ella simboleggia soprattutto la
scelta che ciascuno di noi è chiamato a compiere in risposta alla
divina iniziativa per l’incarnazione (ossia per la nascita di
Cristo nei nostri cuori) e per la trasformazione (ossia per la
conversione dei nostri cuori dal male al bene). Come san Simeone il
nuovo teologo disse nel decimo secolo, noi siamo tutti invitati a
diventare Christotokoi (generatori di Cristo)
e Theotokoi(generatori di Dio).
Attraverso la sua
intercessione, possiamo noi tutti diventare come Maria la Theotokos.
Sua Santità Bartolomeo I - Patriarca di Costantinopoli Nuova Roma
tratto da: http://www.30giorni.it/articoli_id_23181_l1.htm
Una verità quella della Madre di Gesù e madre del Cristo ossia madre di Dio, che è simbolo di vita ieri come oggi. Di certo Maria era donna modesta ma perfetta nello spirito se mel suo grembo si verificò il concepimento di un essere dalle qualità indiscutibilmente divine ( intendendo per divino la consapevolezza di essere Uno con il Padre e quindi in grado di agire tramite il pesiero sulla materia e sugli uomini con azioni straordinarie.Gesù fu ingrado di svelare ai suoi discepoli e quindi al mondo la verità sui misteri e i segreti dello Spirito. Maria dovette prendere atto della divinità del suo figliolo e testimonairla fino alla sua morte. Che il suo corpo sia asceso al cielo è cosa difficile da credere ma nella fede tutto diventa possibile. Che la Madre di Gesù abbia vinto la morte per essere entrata nella devozione di tutti i fedeli di ogni tempo che a lei si rivolgono per continuare quel dialogo mai interroto da cui si generano opere miracolose e interventi prodigiosi è una verità indiscutibile. Pertanto la Madre Dormiente e la sua relativa icona, rappresentano una prova della sua presenza viva nel mondo almeno fino alla fine dei tempi.
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