150 anni fa Roma tornava italiana
Il 20 settembre 1870 la V Armata dell’esercito italiano, guidata dal generale Raffaele Cadorna, deputato della Destra Storica al Parlamento italiano, entrava a Roma ottenendo la resa dell’esercito pontificio, guidato del generale tedesco Hermann Kanzler (un cui nipote morirà combattendo nell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale nel 1916) e composto prevalentemente da volontari cattolici provenienti prevalentemente dalla Svizzera, dalla Geremania e dalla Francia (Zuavi francesi, belgi e olandesi del colonnello svizzero Eugenie Joseph Allet; carabinieri tedeschi ; volontari francesi della Legione di Antibes più fanti, cacciatori, gendarmi, artiglieri e dragoni regnicoli pontifici). Finiva così una teocrazia plurimillenaria che aveva malgovernato Roma e l’Italia Centrale (Lazio, Umbria, Marche, Romagna e parte dell’Emilia) per oltre un millennio (dal 750 al 1870). Detto regime basava la sua legittimazione su un falso storico, sulla cui inattendibilità nessuno storico e filologo attuale dubita, il che la dice lunga su una Chiesa che da un lato rivendica di essere l’unica chiesa fondata da Gesù e dall'altro è sempre vissuta manipolando la verità e promuovendo la menzogna. Infatti tutti i Papi hanno rivendicato il loro diritto a regnare appellandosi alla falsa Costitutum Costantini, ossia alla inesistente Donazione di Costantino a papa Silvestro I, secondo la quale l’imperatore avrebbe attribuito al papa Silvestro I e ai suoi successori le seguenti concessioni:
il primato (principatum) del vescovo di Roma sulle chiese patriarcali orientali: Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Antiochia dei Siri e Gerusalemme.
la sovranità del pontefice su tutti i sacerdoti del mondo;
la sovranità della Basilica del Laterano, in quanto "caput et vertex", su tutte le chiese;
la superiorità del potere papale su quello imperiale.
la giurisdizione civile sulla città di Roma, l’Italia e sull’Impero Romano d’Occidente.
Il diritto del Papa all’utilizzo del diadema imperiale, degli onori e delle insegne proprie dell’imperatore.
Papa Pio IX (al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti), denominato il “papa porco” dai romani che tentarono di gettarne la bara nel Tevere durante il funerale, noto per la repressione dei moti indipendentisti come la Repubblica Romana, per aver fatto decapitare numerosi patrioti, e aver scomunicato tutti coloro che, come il sacerdote, patriota e garibaldino: padre Ugo Bassi, di venerata memoria, oggetto di una postulazione presso la Chiesa Ortodossa Italiana che ne riconosce la santità e il martirio, disconoscevano il potere temporale della Chiesa, forse si era fatto proclamare infallibile dal Concilio Vaticano I, principalmente allo scopo ribadire la validità della falsa donazione costantiniana e scomunicare tutti coloro che anelavano all’unità d’Italia.
Questo personaggio, che tra le altre cose rinchiuse nuovamente gli ebrei nel ghetto (erano stati emancipati dall’effimera Repubblica Romana), nonostante si sia reso responsabile delle Stragi di Perugia del 20 giugno 1859, dove diede carta bianca alle truppe mercenarie svizzere guidate dal colonnello Antonio Schmidt d’Altorf ad effettuare assassini, stupri e saccheggi, è stato canonizzato come Santo dalla Chiesa Cattolica….
- breccia di porta Pia
- mastro Titta, il boia del Papa
- stragi di Perugia ad opera delle truppe pontificie
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