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giovedì 17 settembre 2020

Sacerdote ucciso da un immigrato clandestino mussulmano

 Sacerdote ucciso da un 

immigrato clandestino mussulmano


A Como è stato ucciso un sacerdote cattolico, don Roberto Malgesini, ma ucciso da chi? La stampa tutta presa alla narrazione in chiave antisovranista del caso Willy, il ragazzo italiano di origine capoverdiana ucciso da due balordi, spacciatori e amanti delle arti marziali con tanto di reddito grillino di cittadinanza, è rimasta spiazzata dall'accaduto e, non potendo nascondere del tutto la notizia, ha cercato di non darle risalto e, caso mai di nasconderla. I giornali hanno iniziato a parlare dell'assassino di don Roberto come di un senzatetto, poi di uno squilibrato, anche se nel caso specifico non risultino evenienze mediche dell'eventuale squilibrio mentale. Soltanto poi, vergognandosi quasi di specificare meglio la notizia, si è saputo che l'assassino era un tunisino entrato clandestinamente in Italia, fatto oggetto di ben due provvedimenti di espulsione, uno nel 1993 (c'era il governo Ciampi: PDS - DC- PSI - PSDI -PRI -Verdi) ed uno nel 2020 (governo Conte 2: PD - Mov.5Stelle  - Italia Viva - Leu), che sia la polizia che la magistratura "democratica" si sono ben guardati di applicare e rispedire al mittente detto signore. L'assassino si chiama Ridha Mahmoodi, è tunisino e di religione islamica. Ovviamente che sia mussulmano è stato completamente omesso dalla stampa, non fosse mai che qualcuno pensi abbiano ragione coloro che denunciano l'invasione afro-islamica favorita dalle sinistre e dall'eretica Chiesa Catto-Comunista Vaticana, o i complottisti che denunciano il piano Kalergi o l'attività della Open Society Foundations del magnate liberal George Soros, per favorire l'immigrazione clandestina, la sostituzione etnica dei popoli cristiani ed europei e la creazione di un esercito di schiavi al servizio della plutocrazia mondialista, della Trilaterale e del Gruppo Bilderberg, non sia mai. Il sig. Ridha Mahoodi, uno spiantato che viveva in un dormitorio pubblico e grazie all'aiuto di organizzazioni cattoliche come la Caritas aveva il terrore di ritornare in Tunisia, dove sicuramente per vivere avrebbe dovuto lavorare, mentre in Italia ai clandestini un letto ed un pasto caldo non lo nega nessuno. Nel suo fallimento come uomo che a 53 anni non è stato in grado di costruire nulla, l'unica ancora di salvezza sarà stato l'Islam, che in Occidente è rappresentato dalle sue correnti più estreme, basti pensare che la base della Fratellanza Mussulmana tunisina, fuorilegge sotto il governo laico-socialista di Ben Alì, era la moschea di Centocelle a Roma. E cosa insegna l'Islam e a cosa si aggrappa un mussulmano in terra di infedeli: devono cercare gli infedeli e metterli a morte (sura 4.90) - fare la guerra agli infedeli che vivono intorno a lui (sura 9.123) - perché Allah instilla il terrore nel cuore degli infedeli e il mussulmano deve accoltellare l'infedele (sura 8.12) cosa che ha fatto. Nella sua nullità e brutalità il sig. Mahoodi in un colpo solo è diventato una persona rispettata dalla sua comunità religiosa perché ha rispettato alcuni precetti coranici e nel contempo è riuscito a realizzare il suo sogno di rimanere in Italia a spese del popolo italiano in un confortevole carcere dal quale, se ne avrà voglia, tra qualche anno potrà tranquillamente evadere col permesso premio del magistrato democratico di turno. Infatti il permesso premio non viene negato a nessuno, neppure ad ergastolani pluriomicidi con precedenti evasioni alle spalle come Jhonny lo Zingaro, e non si capisce perché un domani non dovrà  essere concesso anche a lui che ha il merito di essere straniero, clandestino, perseguitato dai populisti e sovranisti che vorrebbero rimandarlo a casa. Eppoi il lo stesso papa Francesco non ha parlato dell'assassino come di un clandestino (per lui usa il termine migrante) ma di un bisognoso e, di conseguenza,  non sarebbe  politicamente corretto condannarlo all'ergastolo e pretendere anche che sconti tutta la pena ....
Mons. Filippo Ortenzi
vescovo della Chiesa Ortodossa Italiana


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